Minacciata e costretta a cambiare scuola dopo gli scontri al Michelangiolo

La 16enne, sorella di uno degli indagati, non appartiene ad alcun gruppo politico: dalla sinistra e dalla scuola nessuna solidarietà per lei

Un fotogramma della rissa avvenuta davanti al liceo Michelangiolo di Firenze
Un fotogramma della rissa avvenuta davanti al liceo Michelangiolo di Firenze

Il caso del liceo Michelangiolo di Firenze si è sgonfiato in poche settimane e i riflettori su quella scuola sono stati spenti. Per questo motivo non ci si è resi conto della violenza di riflesso che si sta abbattendo su quell'istituto da parte dei collettivi. Certo, questa parte di narrazione non è utile al mainstream che per settimane ha parlato di un liceo modello antifascista che subisce le angherie degli studenti di destra ma l'evoluzione delle ultime settimane racconta un'altra verità, come dimostra l'abbandono di quella scuola da parte della sorella di uno degli indagati, costretta a cambiare istituto dopo gli insulti e le minacce ricevute.

La 16enne, che non appartiene ad alcun gruppo politico, ha la sola "colpa" di essere imparentata con uno dei ragazzi finiti sotto indagine per la rissa con alcuni esponenti dei collettivi. In questi mesi è stata più volte tacciata di essere "fascista", oltre che minacciata e insultata da parte di quei "bravi ragazzi" dei collettivi rossi, che il Pd locale e nazionale hanno cercato di far passare come povere vittime della violenza di destra. Come racconta il sito Firenze Today, la ragazza avrebbe trovato il suo cognome scritto su una porta e poi vergato di rosso insieme alla scritta "Occhio", seguita dalla falce e dal martello. Ma accanto a queste scritte ci sarebbe stato anche un altro simbolo, quello degli squat, dei centri sociali, tutelati da qualunque forma di provocazione possano mai effettuare. Queste minacce, vere, non presunte e non interpretabili, sono state taciute fino a questo momento, quando è stato reso noto l'inevitabile, ossia il cambiamento di istituto per la ragazza.

Dopo mesi di pressione psicologica e paura, di lunghe ore trascorse all'interno della scuola immersa in un clima d'odio, i genitori hanno deciso per il cambio di istituto. Possibile che gli autori delle minacce nei suoi confronti non siano stati in alcun modo perseguiti dalla stessa autorità scolastica? Eppure, nei giorni immediatamente successivi a quei fatti che hanno rimbalzato da una parte all'altra, docenti e presidi si sono precipitati a scrivere lettere di condanna molto accorate contro la "minaccia fascista". Anche questa ragazza, totalmente estranea ai fatti ma presa di mira con minacce e insulti, merita la stessa onda di solidarietà. Che un genitore arrivi a cambiare istituto alla propria figlia perché teme per la sua incolumità non è certo un fatto degno di un Paese civile.

La preside dell'istituto, intervistata dall'Adnkronos, ha parlato di una ragazza che "si è sentita intimorita, sotto pressione", che "si è sentita pressata psicologicamente e ha deciso di andar via". Ha spiegato di aver "cercato di dissuaderli, senza successo", parlando dei genitori della ragazza. Ma nelle sue parole riportate dall'Adnkronos non si leggono condanne o moti di solidarietà.

Anzi, la dirigente dice: "È stata travolta da quanto accaduto, lei e l'intera famiglia. Immaginiamo come ci si possa sentire con un figlio indagato, con le indagini, la Procura, la Questura. E la ragazza ha avuto un contraccolpo".

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