Anche il Prof c'entra: candidato un ex Mps

Monaci in campo con Scelta civica: è stato per 4 anni nel cda della banca

Anche il Prof c'entra: candidato un ex Mps

Dai microfoni di Radio Anch'io il premier «amico dei banchieri» avrebbe dovuto dire che anche lui, o chi per lui, c'entra in questa brutta vicenda senese. In quella banca e nella città della banca, infatti, per tanto tempo ha detto la sua un certo Alfredo Monaci, un piede nella politica e l'altro nelle banche, democristiano di lungo corso, poi Margherita, poi Pd e ora candidato blindato al terzo posto della Lista Monti in Toscana (dietro a Andrea Romano e Edoardo Nesi), del quale non si ricordano clamorose prese di posizione sulle scandalose vicende del Monte dei Paschi di Siena. Eppure il Nostro incarna quel che Monti giusto ieri stigmatizzava: la politica nelle banche, e viceversa.

Ora che da poco ha lasciato l'incarico di consigliere di amministrazione di Mps sotto la presidenza Mussari (è entrato nel 2009, ne è uscito nel 2012) nel partito unico che governa a Siena siamo alla scissione dell'atomo, anche all'interno delle stesse famiglie, tipo la sua. Potentissima. Alberto Monaci, presidente del Consiglio regionale e capo della corrente cattolica del Pd senese oltreché ovviamente ex dipendente del Mps, rappresenta l'area degli ex Ppi anche se ostile alla Bindi, sua avversaria storica. Ai tempi si battè per mettere a capo della Fondazione Mps un certo Gabriello Mancini, era Mussari, trascorsi nella Margherita. Alfredo, invece, rappresentava l'anima dei rutelliani (il figlio è vicepresidente della Provincia di Siena) nell'attesa di essere folgorato da Mario Monti. Prim'ancora era stato vicepresidente della Sansedoni, immobiliare della Fondazione Monte dei Paschi, poi nel cda di Banca Monte dei Paschi, quindi a capo di Biverbanca, controllata dal Mps, e tuttora è presidente di Mps Immobiliare spa e presidente di Fabrica Immobiliare Sgr.

Prima del cambio di vertice in Mps, con l'arrivo di Profumo e Viola, era dato addirittura per certo come vicepresidente della banca senese, poi si dice che la nomina sia stata stoppata dalla corrente ex diessina che fa capo al sindaco Ceccuzzi, e allora un pezzo della maggioranza ha tolto la fiducia alla giunta che è caduta, col Comune commissariato che va al voto a maggio prossimo. La ragione, si sussurra sotto la Torre del Mangia, starebbe proprio nella mancata promozione del Monaci. Che stuzzicato da Oscar Giannino sull'assordante silenzio per i disastri della banca che seguiva dalla poltrona di consigliere in Cda, s'è difeso maldestramente ricordando che lui, nel 2007, quando si concretizzò Antonveneta, ancora non c'era. Si è pure inalberato: «A partire da Antonveneta deve essere fatta chiarezza a 360 gradi: ognuno si deve assumere le sue responsabilità politiche (...).

Chi dice che la politica è fuori dal Monte dei Paschi si sbaglia, perché Profumo è espressione della politica». Dal 2009 al 2012 i piccoli azionisti hanno denunciato qualunque cosa. Lui non c'era su Antonveneta, d'accordo. Ma quando è esplosa la bomba e la banca è andata a fondo, dov'era?

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