Montecitorio fa la pro loco: spesi sei milioni in chiacchiere

La Camera dei deputati in tre anni butta via una cifra stellare per organizzare una miriade di eventi: dai libri degli "amici" ai convegni sulle "parole libere"

Montecitorio fa la pro loco: spesi sei milioni in chiacchiere

Per favore non chiamatela cultura. Se qualcuno vi raccontasse che c'è una pro loco che spende due milioni di euro l'anno, sei milioni in tre anni, quale reazione avreste?
La più immediata, istintiva, è sbarrare gli occhi: non ci credo. Qualcuno che ha appena pagato le tasse comincia a sacramentare in aramaico e goto. Una persona saggia e razionale per prima cosa chiede: dipende da quello che fa. La cifra certo è alta, molto alta. Ma se organizza eventi straordinari, creativi, che restano nella storia e di cui parla tutto il mondo, se magari aumenta di botto il turismo o offre opportunità a chi ha talento e voglia di faticare allora se ne può pure parlare. Non c'è spreco se i soldi vengono spesi bene, se creano valore aggiunto.

È giusto. Allora andiamo a vedere cosa fa questa pro loco milionaria. Mah. Più o meno fa quello che fanno le pro loco stanche di molti Comuni italiani. Le pro loco peggiori. Quelle che sanno di muffa e di vecchi signori imbolsiti. Ecco. Presentazioni di libri, convegni, tavole rotonde, una giornata sul tema Verità e riconciliazione nelle primavere arabe, un'altra sul metafisico interrogativo Parole libere o parole d'odio, l'anteprima di qualche film, un Concerto di Natale sulla coralità di montagna, un paio di mostre di pittura e una di fotografia: Piedi, scarpe, bagagli. C'è pure un premio letterario e presto, scommettiamo, si inventeranno anche una bella sagra di paese. Si può permettere invece una buona stagione di concerti con le bande delle forze armate. Questa pro loco ha appoggi molto in alto. Nel 2012 ha organizzato 543 micro manifestazioni, di solito favori a notabili, politici, ex politici, giornalisti, intellettuali che conoscono qualcuno nel Palazzo, pensionati che hanno appena finito di scrivere la propria monumentale e indispensabile biografia, signore annoiate e affini. La pro loco ha anche un direttore artistico. Il suo titolo ufficiale è «consulente sugli aspetti artistici e architettonici». E guadagna 150mila euro lordi l'anno.
A questo punto molti di voi diranno che questa storia è assurda. Non c'è una pro loco che può spendere tanto per qualche convegno, un po' di concerti e un paio di mostre. Eppure esiste. No, non è la pro loco del paese dei balocchi e neanche l'associazione amici della domenica. Non è la confraternita delle signore del tè e neppure il Maxxi, che su certe spese non scherza. È la pro loco Montecitorio. È la Camera dei deputati. Quella che dovrebbe fare le leggi e controllare il governo delle larghe intese. Ed è tutto certificato. Il pubblico di questi eventi? In genere catacombale. Basta andarci in un pomeriggio d'inverno e si resta depressi per una settimana.

Il 6 novembre è stato presentato il bilancio. Per il triennio 2013-2015 ci sono in bilancio 6.235.000 euro. Questi soldi sono solo per la logistica. Non si parla di costi per gettoni di presenza o pagare i musicisti delle bande. Vengono spesi per «provvedere all'allestimento degli spazi e alla gestione degli eventi, con la fornitura di arredi moderni secondo criteri ergonomici (ci si preoccupa insomma del fondoschiena degli ospiti ndr), la manutenzione straordinaria degli arredi in stile, nonché le funzioni di supporto logistico, compresi i servizi di facchinaggio». Il punto di forza dell'onorevole pro loco è «Montecitorio a porte aperte». L'obiettivo è far innamorare i cittadini della Camera: guardate come lavoriamo bene. Non si sa se lo scopo è stato raggiunto. Diciamo che la popolarità dell'autorevole palazzo non è alle stelle. Se un privato vuole affittare i saloni per un evento ad personam il costo è di 500 euro per mezza giornata, mille per mattina e pomeriggio. A meno che non si conosca qualcuno. C'è sempre l'amico di un amico che può darti una mano.

Gli stessi relatori del bilancio 2013 fanno notare in un passaggio del testo l'anomalia. «La Camera dei deputati - scrivono - non è un'università né un museo né un centro congressi e tantomeno un auditorium». Forse, consigliano, vista la crisi è il caso di ridurre i costi. Perfetto. Meno male che se ne sono accorti. A questo punto ti aspetti che dalle parole si passi ai fatti. Ci prova Davide Caparini, deputato leghista, con un ordine del giorno. L'idea è di abolire il consulente artistico e tagliare l'attività di mostre e congressi. Risparmiare. Magari evitando di aprire la domenica. «I costi fissi della Camera - dice Caparini - sono 230 milioni di euro l'anno. Ossia: 730mila euro al giorno. Ecco quanto ci costa la domenica. Non è meglio chiudere?». Oltretutto, ricorda il deputato, la pro loco Montecitorio pesa sul bilancio totale il 9,8 per cento. Come si dice, calzolaio fai il tuo mestiere. E se proprio a Montecitorio c'è questa voglia di improvvisarsi manager della cultura almeno lo si faccia a costi umani, ragionevoli. Montecitorio non è la Biennale di Venezia.
È già un museo e una biblioteca. Acquisto opere d'arte: 379mila euro. Restauro: 354 e passa mila euro. Spese per il patrimonio bibliotecario: 1.309.335. Acquisto libri: ben più di un milione di euro. Restauro libri: 64.470 euro. Patrimonio archivistico storico: 869.348 euro. Valorizzazione di questo patrimonio: 739.498.

È proprio necessario oltre a questo spendere due milioni di euro l'anno anche per fare eventi? Non bastano il museo e la biblioteca? No. L'ufficio di presidenza della Camera ha bocciato l'ordine del giorno Caparini. La Pro Loco Montecitorio non si tocca.

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