Morire di euro?

Un convegno euroscettico al Parlamento europeo. Una dichiarazione di guerra all'unione monetaria, non all'Ue

Morire di euro?

nostro inviato a Bruxelles

Uscire dall'Euro non è più un tabù. Non è più un pensiero pornografico da sussurrare. Nessuna catastrofe psico cosmica, nessuna invasione di cavallette. Il ritorno alla vecchia Lira è una possibilità reale. Ci mettono la firma, e la faccia, tre economisti e un politico.

D'altronde l'uscita dalla moneta unica è un sentimento che trova sempre più consenso tra i cittadini di tutto il Continente: dalla Grecia alla Francia passando per il Belpaese.

"La terza guerra mondiale è già iniziata - ci racconta Magdi Allam, eurodeputato e giornalista - Un conflitto finanziario è già esploso ed è costato agli Stati Uniti otto mila miliardi di dollari, il doppio della Seconda Guerra mondiale. E proprio come una guerra fa anche le sue vittime: trenta milioni di disoccupati. Siamo di fronte a un crimine epocale: l'Italia ricca si sta impoverendo. L'unica soluzione possibile per uscire dalla crisi è il riscatto della sovranità monetaria, legislativa, giudiziaria e nazionale".

"Morire per l'Euro?" è il nome del convegno euroscettico organizzato direttamente nella tana del leone: il Parlamento europeo. Quale posto migliore per smontare il mito della moneta unica?

Un funzionario - addetto a una sobria difesa d'ufficio dell'istituzione stellata - ci spiega i meccanismi di questo disordinato e scompaginato pachiderma.

Prima di addentrarsi nelle eurofollie serve munirsi di una specie di gps per la ragione, affinché non vada a sbattere contro le tante bizzarrie di questa Europa claudicante: dalla doppia sede (le commissioni sono a Bruxelles, ma le sedute plenarie si tengono a Strasburgo, con conseguente trasbordo di parlamentari, assistenti e funzionari) fino alle celeberrime misurazioni dei cetrioli. Nei lunghi e anonimi corridoi di Bruxelles si susseguono stand enogastronomici e bancarelle di artigianato come in una fiera. Sfilano europei di ogni nazionalità stancamente impegnati dietro a chissà quale pratica, impiegati di una democrazia sempre più liofilizzata.

"I governi hanno delegato l'intera gestione dell'unione a dei burocrati - attacca Antonio Maria Rinaldi, docente di Finanza aziendale all'Università di Chieti-Pescara -. Stiamo assistendo a un trasferimento dei poteri. Le politiche nazionali sono state estraniate dalle loro sovranità e dai loro processi democratici, i governi sono esautorati dalla scelta della loto politica economica. Non c'è più democrazia, ma una dittatura economica". Una dichiarazione di guerra all'unione monetaria, ma non all'Unione europea, perché lo scetticismo sull'Euro non incontra necessariamente la demolizione della struttura politica dei popoli del Vecchio Continente.

"La fine della crisi passa forzatamente per uno smantellamento dello strumento di costrizione rappresentato dalla moneta unica - ci spiega Claudio Borghi Aquilini, docente di economia alla Cattolica di Milano ed editorialista del nostro quotidiano -. Per spaventarci ci raccontano che l'uscita dalla moneta nuova porterebbe catastrofi e distruzioni. Ma non è così. Basta con questa follia. L'uscita dall'euro è l'unica strada per la libertà".

Alberto Bagnai, professore di Finanza politica all'università di Chieti-Pescara, taglia corto: "L'euro è un morto che cammina". La Lira, secondo i tre economisti, sta già scaldando i motori. Siete pronti al cambio?

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