Napolitano apre a Berlusconi: "Non ho ricevuto domanda di grazia"

Napolitano rompe il silenzio: "La sentenza va rispettata". Ma esclude il carcere e promette: "In caso di richiesta di grazia valuterò". E lancia la riforma della giustizia

Napolitano apre a Berlusconi: "Non ho ricevuto domanda di grazia"

Giorgio Napolitano apre a Silvio Berlusconi. Un'apertura che deve passare, inevitabilmente, attraverso una richiesta di grazia che ancora non è arrivata sul tavolo della presidenza della Repubblica. Solo in questo modo, infatti, il capo dello Stato potrà valutare se sussistono condizioni che, "senza toccare la legittimità della sentenza, possono motivare un eventuale atto di clemenza".

In un crescendo di tensione, con la sinistra radicale e i grillini che attaccavano a testa bassa il Quirinale nel tentativo di influenzare la decisione sull'agibilità politica del Cavaliere, la nota di Napolitano arriva a tarda serata. E, sin dalle prime battute, tutte tese a preservare la stabilità di governo per il bene del Paese, quella che emerge è un'apertura. Il capo dello Stato ci tiene, infatti, a sottolineare nessuna domanda gli è stata ancora sottoposta. Una precisazione non da poco. Fatta seguire, come se non bastasse, da un'ulteriore sottolineatura. E cioè che, "negli ultimi anni, nel considerare" sollecitazioni alla grazia la presidenza della Repubblica "si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda". Napolitano fa, infatti, notare che tocca al capo dello Stato "far corrispondere un esame obbiettivo e rigoroso per verificare se emergano valutazioni e sussistano condizioni che senza toccare la sostanza e la legittimità della sentenza, possono motivare un eventuale atto di clemenza individuale". E non a caso cita l'articolo 681 del codice di procedura penale che, regolando i provvedimenti di clemenza, indica le modalità di presentazione della relativa domanda.

Napolitano punta il dito contro le tensioni politiche che sono state alimentate dopo la sentenza della Cassazione al processo Mediaset al fine di agitare "ipotesi arbitrarie e impraticabili di scioglimento delle Camere". E qui passa la palla al Cavaliere a cui tocca decidere come andare avanti, tenendo ben presente "la considerazione della prospettiva di cui l’Italia ha bisogno". In base alla normativa vigente, infatti, il leader del Pdl non dovrà espiare la pena in carcere, ma potrà scegliere tra una rosa di pene alternative che potranno "essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto". Tenendo aperta la porta della "clemenza individuale", Napolitano cerca di evitare che la crisi di governo arrivi in un vicolo cieco da cui non è più possibile tornare indietro.

Anche sul futuro del governo Letta, Napolitano è stato piuttosto preciso. Il voto anticipato deve essere scongiurato. Per il bene del Paese. Questo, in sintesi, l'obiettivo del capo dello Stato che, però, ripone nelle mani dei partiti che compongono la maggioranza la responsabilità di evitare la crisi di governo. Crisi che il Colle non fatica a definire "fatale". "Il ricadere del paese nell’instabilità e nell’incertezza - avverte - ci impedirebbe di cogliere e consolidare le possibilità di ripresa economica". Proprio per questo sottolinea ripetutamente l'apprezzamento per il sostegno all'esecutivo e al suo programma da parte di tutte le forze di maggioranza, al di là delle "polemiche politiche a volte sterili e dannose" e delle "divergenze specifiche peraltro superabili". E così dovrà andare avanti.

Perché il tavolo non salti, molto dipende dalle mosse che verranno messe in campo nelle prossime settimane. Se dovesse essere mantenuto un clima di serenità, si potrebbe aprire anche la strada alla riforma della giustizia invocata nelle scorse settimane dal Cavaliere.

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