“Nessun cavillo”. Il difensore di Berlusconi smonta il teorema della sinistra

L'avvocato Federico Cecconi smonta la tesi del processo Ruby e tiene il punto: "Nessun cavillo giuridico, ma temi di sostanza"

“Nessun cavillo”. Il difensore di Berlusconi smonta il teorema della sinistra

L’assoluzione di Silvio Berlusconi smonta, una volta per tutte, il processo Ruby. Un processo durato undici anni e condito da un trattamento mediatico altrettanto lungo. Inutile nascondersi: la sentenza del Tribunale di Milano sancisce, ancora una volta, la vittoria del garantismo a dispetto dell’animo giustizialista di una certa sinistra. Tra i vincitori, oltre al numero uno di Forza Italia, c’è il suo avvocato difensore, Federico Cecconi.

Il legale smonta la sinistra

La gauche italiana, al posto di fare un mea culpa sentito per il trattamento riservato al Cavaliere, si è rintanata in un silenzio assordante. Oppure, ancora peggio, ha provato a sminuire le motivazioni della sentenza. I combattenti giustizialisti, a partire dal direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, hanno contestato l’assoluzione viziata, a detta loro, da un “cavillo” giuridico. Il difensore di Silvio Berlusconi, raggiunto dal Corriere della Sera, smonta ogni singolo pezzo di questa ricostruzione: “Premetto che trovo inappropriate alcune sintesi giornalistiche, secondo le quali il processo è stato vinto per un cavillo. Nel vocabolario il cavillo è ‘un ragionamento sottile sostenuto in malafede per alterare la verità”.

Il primo colpo efficace contro l’accusa era venuto proprio dai legali di Berlusconi nel 2019, quando gli avvocati Federico Cecconi e da Niccolò Ghedini (scomparso lo scorso agosto) avevano segnalato alla corte giudicante che molte delle ospiti delle serate di Arcore, sospettate già dal 2012, erano sempre state sentite come semplici testimoni, mentre avrebbero dovuto essere già iscritte nel registro degli indagati.“Una questione – spiega il legale –di enorme rilievo e civiltà giuridica. Mentre si svolgevano i processi Ruby 1 e Ruby 2 era in corso un’inchiesta che ha coinvolto soggetti che avrebbero dovuto essere sentiti nei due processi”. “Il tribunale del Ruby ter – continua l’avvocato – ha detto che quelle persone dovevano essere indagate dalla procura, ma ciò non è avvenuto”. Tutt’altro che un cavillo giuridico: “Questi soggetti se fossero stati informati prima, avrebbero potuto avvalersi della facoltà di non rispondere”. Un errore procedurale grossolano della Procura che ha reso gli interrogatori “inutilizzabili”.

La terza assoluzione consecutiva

La formulazione piena dell’assoluzione “per non aver commesso il fatto” smonta la ricostruzione della sinistra manettara. Dopo le assoluzioni nei processi satellite di Siena e Roma, è arrivata la terza assoluzione consecutiva.

Il difensore mette in risalto un particolare non di poco conto: nei processi satellite, l’eccezione sulla “inutilizzabilità delle testimonianze” non è stata fatta e “l’assoluzione è avvenuta lo stesso perché abbiamo dimostrato che le dazioni – quelle contestate a Berlusconi – non avevano profili di opacità”. Il giudizio dell’avvocato è esplicito: “Alla luce delle indagini e degli elementi forniti dalla difesa l’unica soluzione possibile era l’assoluzione”.

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