"Non può condurre un programma in Rai". La scure della censura dem su Facci

La sinistra parte con il sistema di censura preventivo. Sandro Ruotolo incalza Viale Mazzini per mettere il bavaglio all'editorialista di Libero

"Non può condurre un programma in Rai". La scure della censura dem su Facci
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Parla Filippo Facci, giornalista e saggista finito al centro del fuoco incrociato delle polemiche per un commento, pubblicato su Libero sabato scorso, sulla vicenda giudiziaria che ha coinvolto il figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa. Diventato il nuovo bersaglio preferito del circolo mediatico della sinistra, Facci è costretto a difendersi dalle solite accuse della gauche italiana: razzismo, sessismo e addirittura “machismo”. Intanto la sinistra “democratica” pensa già alla censura preventiva. Sandro Ruotolo, dalla segreteria nazionale dem, e Stefano Graziano, capogruppo Pd in vigilanza Rai, sono pronti a dare battaglia: “L’autorevolezza e la credibilità del servizio pubblico – dicono i due esponenti dem – sono più importanti di un contratto a Filippo Facci”.

La censura dem

Ecco la nuova battaglia dell’opposizione. Prendere una frase, seppur di dubbio gusto, di un giornalista per attaccare prima la sua carriera, poi il presidente del Senato e infine l’intera compagine di governo. Il giornalista di Libero, a meno di prossime censure preventive, dovrebbe condurre da settembre una striscia quotidiana di 5 minuti, precisamente alle 12.55, appena prima del Tg2. La sinistra, che da anni ha occupato la sede Rai di Viale Mazzini, ovviamente è di tutt’altro avviso. La bufera scoppiata su un passaggio infelice contenuto in un articolo di Facci è un buon pretesto per la sinistra politica e giornalistica per zittire le opinioni diverse. Le scuse dell’editorialista di Libero, infatti, non sono bastate.

E il Partito democratico prova nuovamente a dettare legge.“Ci rivolgiamo alle consigliere e ai consiglieri d’amministrazione della Rai – esordiscono Sandro Ruotolo e Stefano Graziano – alla Presidente, all’amministratore delegato di Viale Mazzini”. Ecco che parte la censura targata dem: “Per il bene del servizio pubblico – proseguono – l’editorialista di Libero, Filippo Facci, non può condurre un programma su Rai Due”. Il motivo, secondo la logica sinistra, è presto detto:“Per aver colpevolizzato una donna che ha denunciato di essere violentata – spiegano gli esponenti dem – ma anche per il suo curriculum pieno di esternazioni sessiste contro le donne”.

La decisione della Rai

E il suo programma, che avrebbe dovuto chiamarsi “I Facci vostri”, sembra realmente a rischio. La vicenda approderà questa mattina sul tavolo del Cda della Rai. L’esito per il giornalista, spiega il Messaggero, potrebbe essere negativo. Questa mattina, intervenendo in Consiglio di amministrazione, l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, si è espresso sul caso Facci: “Non è mia abitudine – ha dichiarato decidere sulla base di campagne politiche strumentali ed emozionali”. Non mi faccio trascinare da nessuno – assicura Sergio – motivo per il quale comunicherò la decisione presa assumendone la piena responsabilità”. La decisone quindi è rimanda ma, secondo quanto riferisce la Rai, sarà comunque presa in tempi brevi”.

La difesa di Facci

Intanto, per il circolo di sinistra, Filippo Facci è già colpevole. Il processo mediatico ha una struttura fissa e, purtroppo, molto efficace. Estrapolare dal contesto una frase di una figura, in questo caso il giornalista Facci, vicina alle istanze del centrodestra. Ripescare vecchie vicende personali e private per avvalorare l’ipotesi accusatoria. Infine, condire il tutto con editoriali e analisi contro la destra razzista, sessista e antidemocratica.

La difesa di Filippo Facci, incalzato per l’occasione dalla Stampa, è altrettanto puntuale. “Non è nemmeno il mio stile, -si difende Facci –non è stata capita, è stata usata come pretesto”.

“Se c’è bisogno di attaccarsi ad una frase – prosegue il giornalista – per attribuirmi, come ha fatto Sandro Ruotolo, quattro reati come sessismo, razzismo, apologia del fascismo e vittimizzazione secondaria, interroghiamoci sul sistema non sullo svarione stilistico”. Le scuse e i chiarimenti, seppur adatti e veritieri, in questi casi contano molto poco. Il plotone di esecuzione della sinistra prevede attacchi deliberati e, se necessario, un sistema di censura preventivo.

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