Apparentamenti, vade retro, meglio trattare sottobanco. Nell'atmosfera infuocata di una Palermo che, è la prima volta da quando c'è l'elezione diretta del sindaco, si prepara ad andare a un ballottaggio tutto a sinistra, gli accordi alla luce del sole sono banditi senza appello. Leoluca Orlando, forte del suo 47,4 per cento che in caso di vittoria al secondo turno, potenza della norma siciliana, assegnerebbe alla sua lista, Idv, un premio di maggioranza di ben trenta consiglieri, non ha bisogno di farne. Fabrizio Ferrandelli, invece, che di voti avrebbe bisogno come il pane visto che deve superare un gap di ben trenta punti percentuali, dice no grazie, in nome del rispetto del patto delle primarie che, appoggio dell'ala del Pd che alla Regione sostiene Raffaele Lombardo, lo vede come candidato dei cittadini e non di un partito.
L'annuncio di Ferrandelli è arrivato nel corso di una conferenza stampa. Toni soft, nulla a che vedere col primo incontro dopo il voto quando sul suo ex mentore Orlando la definizione più gentile è stata «cialtrone». Il giovane trentenne che ha osato sfidare il sindaco per antonomasia e che nonostante il risultato crede nella missione impossibile di conquistare il vantaggio al secondo turno rifiuta accordi: «Non aprirò nessuna trattativa -dice - continuerò a parlare con i palermitani guardandoli dritti negli occhi, ribadendo di voler essere il sindaco dei palermitani e non dei partiti. Io non tradisco soprattutto la mia squadra perché sono convinto che la parola abbia un significato in questa città. Non apro nessuna trattativa con i partiti, chi ha distrutto questa città non è un mio interlocutore».
Porte sigillate? Non proprio. Quando gli chiedono di Riccardo Nuti, il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle che, pur essendo stato il più votato di tutti come consigliere, non entrerà a Sala delle Lapidi perché la sua lista non ha raggiunto il 5%, Ferrandelli apre uno spiraglio: «Nuti è un ottimo elemento e sicuramente potrebbe stare nella mia squadra». A stretto giro, almeno ufficialmente, la risposta del grillino: «Non sono interessato a far parte della squadra di Fabrizio Ferrandelli. Noi non abbiamo sposato il progetto di Ferrandelli e quindi non posso far parte di una giunta di cui non condivido il progetto».
Accordi ufficiali o ufficiosi a parte, il ballottaggio palermitano sarà battagli all'ultimo voto. Sulla carta Orlando, con 30 punti di vantaggio, ha la vittoria in tasca. Ma c'è un nemico che neanche lui, «Luca, Luca, Luca» può battere: l'astensionismo, naturale in tutti i turni di ballottaggio, quasi fisiologico nel secondo turno palermitano, sfida fratricida tutta targata a sinistra. E forse non è un caso che Orlando, proprio ieri, abbia cominciato a lanciare l'allarme brogli: «Ci è stato riferito - dice -che in diverse zone della città circolano delle persone che offrirebbero banconote da cento euro in cambio della promessa del voto per il ballottaggio. Ricordiamo ai cittadini che il voto è libero, e li invitiamo a denunciare immediatamente alle competenti autorità giudiziarie questi reati».
Replica a distanza Ferrandelli, con cui Orlando rifiuta i confronti, di fatto boicottandolo visto che le trasmissioni in ossequio alla par condicio non possono ospitare uno solo dei candidati: «La faccenda della compravendita dei voti è una questione preoccupante anche per me. Io sono per il voto libero ed è un una cosa su cui non si può fare facile ironia. Esprimiamo anche noi preoccupazione per questo».
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