Il paltò non si misura più Ora si pesa. E va leggero

Il paltò non si misura più Ora si pesa. E va leggero

«Vestiti da uomo, vestiti da uomo, vestiti da uomo» ripete come un mantra la scritta sulla scale che portano allo stand di Ben Sherman. Siamo nel cuore della Fortezza da Basso di Firenze dove è in corso l'83sima edizione del più importante salone al mondo per la moda maschile. Al Pitti ci si veste sempre strani: le signore con scarpe inguardabili (si fanno chilometri, sui tacchi è una tortura), i maschi con stili che vanno dal contadino al business-man passando per l'intellettuale col papillon, il fashion victim e la trans.
Sui pesi non ci si azzecca mai perché se fuori fa freddo dentro si bolle e viceversa. Forse per questo gli oltre mille espositori hanno cercato e in molti casi trovato un nuovo modo di vestire a strati. Tanto per cominciare il piumino non si porta più al posto del cappotto, ma è una specie d'intercapedine tra la camicia e la giacca che all'occorrenza vive di vita propria. Pesa pochissimo (Cucinelli ne propone uno da 60 grammi) può stare e spesso sta in una taschina, è impermeabile e traspirante: un oggettino geniale. Non per nulla il marchio «Save the Duck» registra un sonoro aumento dell'85 per cento nel sellout dei propri piumini per cui non si spennano le oche ma si usa un materiale extralight detto thermore. Certo quelli di Cucinelli hanno una maggior varietà di tagli e accostamenti cromatici: il non plus ultra della raffinatezza. L'imprenditore-filosofo sostiene, infatti, che il diktat di stagione è vestire bene, per cui la linea dei suoi meravigliosi blazer in cashmere da 200 grammi e lane pettinate da 190 non deve essere alterata, ma semmai enfatizzata dal cosiddetto «riscaldo» con due tipi d'imbottitura: «Milano» per affrontare l'inverno in città e «Cortina» per il freddo secco della montagna.
«La leggerezza è un fattore critico di successo in tutte le cose» sostiene Marco Boglione, fondatore e presidente di Basic Net, il gruppo torinese cui fanno capo marchi come K-way, Superga, Robe di K, Jesus e da qualche tempo Sabelt in partnership con Gregorio Marsjai.
Ecco quindi la giacca Jacques di K-way con variante Lilly da donna che pesa 220 grammi in tutto, ma grazie alla membrana accoppiata con una microfodera traspirante e alle cuciture termo-nastrate sopporta una colonna d'acqua da 6000 millimetri. Invece da Sabelt si scopre che per alleggerire le scarpe del brand si utilizza la stessa tecnologia che ha permesso ai Marsjai di togliere 300 grammi dalle cinture di sicurezza per la Ferrari in Formula 1. «Abbiamo alleggerito tutti i pesi della maglieria fino alla finezza 30: le quattro maglie pesanti proposte in collezione sono per i modaioli disposti a soffrire pur di avere il capo del momento» spiega Marco Baldassari uno dei soci del marchio Eleventy. Il loro piumino è un raffinato gilet di camoscio con fodera in felpa e imbottitura di thermore portabile sotto la giacca destrutturata ma anche con il golfone che oggi si sfoggia più spesso in discoteca che sui campi da sci.
«Il mondo a gambe all'aria» sembra dire divertito Gilberto Sassi, ceo di Doriani, brand biellese del cashmere d'altagamma.

Infatti, accanto alle celebri maglie stavolta propone una sublime riedizione dell'auto coat, il cappottino da macchina in voga negli anni '60. Quando non si parlava ancora di effetto serra ma gli uomini non affrontavano l'inverno vestiti come lo yeti.

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