In pelliccia a tutte le ore Paltò in visone (fluo) e lane jaquard tigrate

La miglior risposta al de profundis suonato da Londra per la fashion week di Milano arriva con le meravigliose collezioni di Fendi e Les Copains. «Qui vediamo moda...» spiega Silvia Venturini Fendi poco prima di far sfilare quella che lei stessa definisce «una donna sovversiva».
C'è infatti qualcosa di punk in questa bellissima immagine femminile vestita in pelliccia dal mattino alla sera oppure con tessuti che sembrano pelo. Ma oltre allo spirito ribelle e alla rivoluzione nella gerarchia dei materiali, in questa moda con la M maiuscola c'è un necessario omaggio al dna del marchio fatto di pellicce e di borse cucite a mano con gl'inconfondibili punti da selleria. Ecco quindi gli spettacolari paltò di visone a strisce dai colori naturali sapientemente contaminati con le tinte fluorescenti degli evidenziatori.
Poi ci sono gli straordinari cappottini di cashmere con inserti di visone a patchwork su spalle, sprone oppure fianchi e mezza manica. Perfino le scarpe sono in visone e il nobile pelo rasato si alterna con il cosiddetto orsetto nei due giacconi blu cobalto e rosa magenta abbinati con gonna oppure pantaloni in coccodrillo bianco. Fantastiche anche le nuove borse progettate da Silvia (il resto della collezione come sempre è fatto in tandem con Karl Lagerfeld) che si chiamano come le celebri sorelle Carla, Franca, Anna e Paola (chissà perché manca Alda) e come la loro madre, Adele. Accanto a ogni nome un numero che indica la quantità di punti dati a mano: fino a 2.176 per la versione Medium di Franca. Altrettanto bella la collezione Les Copains disegnata da Alessandro Dell'Acqua con uno spettacolare lavoro sartoriale sulla maglieria che è la ragione per cui negli anni Sessanta è nata questa importante realtà del made in Italy.
La maglia tessuto sembra leopardo, lo jacquard di mohair riproduce il mantello della tigre, il panno agugliato si fonde nella pelle: un'eleganza senza confini al servizio della praticità. Max Mara fa sfilare tutte le modelle con un bellissimo paio di sneaker beige come i cappotti in spazzolino abbinati ai giacconi di orsetto sopra ai completi pantaloni e casacca in maglia e satin. «Un'immagine pratica» dice Laura Lusuardi e noi le crediamo anche se tutto ci sembra troppo pesante. Ben altra aria si respira da Jet Set dove il cappotto zippato blu Kline è in jersey double ma sembra neoprene e c'è una parte di collezione chiamata «being» (essere in inglese) dove una donna può trovare tutto quel che le può servire per essere comoda ma super chic quando va in beauty farm, in palestra, a portare il cane al parco oppure si sdraia a leggere un bel libro sul divano di casa. Merito dei materiali tecnici e al tempo stesso straordinariamente morbidi (gli abiti in ciniglia sono a dir poco cocooning) ma anche delle costruzioni avveniristiche: tecno couture. È proprio questo il grande pregio della collezione For.me di Elena Mirò, in passerella l'altro giorno per ridare glamour alle curvy che sono la stragrande maggioranza delle donne. Tagliati da Dio e cuciti ancora meglio, i modelli assemblano diversi materiali dal cavallino allo chiffon, dal cashmere al satin, dalla pelle elasticizzata ai ricami di cristallo.

Fin qui tutto bene, ma qualcosa stona nella sfilata, forse l'attitudine delle modelle da finte magre o da vere pantere. In casa Tod's si vedono ovviamente borse magnifiche e scarpe spettacolari ma soprattutto quel che dovremmo deciderci a sbandierare con il resto del mondo: l'orgoglio dell'italianità.

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