Pensioni, la riforma spacca già il sindacato. Ma le risorse sono poche

È partito ieri al ministero del Lavoro la trattativa con i sindacati e con le associazioni imprenditoriali sulla riforma delle pensioni.

Pensioni, la riforma spacca già il sindacato. Ma le risorse sono poche

È partito ieri al ministero del Lavoro la trattativa con i sindacati e con le associazioni imprenditoriali sulla riforma delle pensioni. L'obiettivo è il superamento della Legge Fornero. Le prime aperture verso la definizione di una nuova effettiva riforma sono espresse dal ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha annunciato lo stop a interventi tampone. Le priorità sono giovani e donne: dalle misure per garantire una pensione dignitosa ai giovani di oggi, evitando che diventino pensionati poveri, fino alla revisione di Opzione Donna per agevolare l'uscita dal lavoro delle lavoratrici, sia dipendenti che autonome. Calderone ha mostrato grande aperture alle forze sociali, sostenendo che ascolterà tutti coloro che vorranno portare contributi per una giusta riforma delle pensioni, parlando di novità positiva solo se realizzate in collaborazione. Proprio per portare avanti il tavolo in maniera regolare è stato fissato un nuovo incontro per l'8 febbraio. Il quadro non ha convinto la Cgil che con il segretario Maurizio Landini ha parlato di mancanza di risposte sia sui tempi sia sulle risorse e di semplice «disponibilità generica». Meno critica la Uil che ha chiesto comunque risposte urgenti perché gli interventi andrebbero inseriti nel Def ad aprile e la Cisl che parla di «giornata importante» perché «è partito il confronto». Il presidente, di Confindustria, Carlo Bonomi, si è detto convinto della necessità di una riforma strutturale perché gli interventi spot come Quota 100 «sono onerosi e non creano occupazione». Qualsiasi riforma dovrà comunque tenere conto dell'attuale quadro della spesa pensionistica ma anche dell'evoluzione demografica e soprattutto dell'andamento del mercato del lavoro in un Paese come il nostro con un tasso di occupazione tra i più bassi in Ue. Il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, nel corso della riunione ha detto che il quadro al 2029 «non è positivo» con il rapporto tra lavoratori e pensionati che passerà dall'attuale 1,4 a 1,3 per poi arrivare nel 2050 a uno a uno.

Qualsiasi scelta di anticipo rispetto all'età di vecchiaia dovrà tenere conto dell'andamento dell'aspettativa di vita (diminuita con il Covid ma probabilmente in ripresa) ed essere legata ai contributi versati. Ma si potrebbe anche scegliere la via dell'anticipo per le categorie più in difficoltà sulla scia delle norme sull'Ape sociale.

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