Il politicamente corretto fa proselitila tendenza

RomaObama piace da impazzire. Impazziscono gli antiamericani che alla seconda botta hanno perso la speranza e l'allenamento. E impazziscono i (tanti) esponenti politici che fino a ieri tifavano Romney, la cara, vecchia America bianca alla riscossa. Cose da pazzi. Tralasciando la sinistra, che quando c'era Bush usava sfilare poco gentilmente nei fine settimana, anche tra le fila del Pdl è un sospetto coro di evviva e scampato pericolo. A eccezione di Maurizio Lupi è un plebiscito politicamente correttissimo: la destra si scopre improvvisamente obamiana. Ma con riserva. Apre il presidente della Camera Gianfranco Fini: «Il secondo mandato di Obama garantirà la continuità della politica statunitense nell'ambito di una visione di carattere occidentale. Alcune idee di Romney avrebbero fatto correre il rischio all'Europa di trovarsi di fronte a una politica isolazionista».
La riserva, dicevamo. Il cooordinatore Renato Brunetta prima fa i complimenti a Obama. Poi lo boccia in politica estera. «Il mio sostegno era per Obama, ma non con entusiasmo, è troppo debole in politica estera e ha una certa leggerezza culturale». Anche il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto sembra felice a metà: «Ora si trova di fronte a un bel problema. Per un verso deve favorire un'insufficiente ripresa economica, dall'altro deve misurarsi con un debito pubblico smisurato. Sul terreno della politica estera, poi, si trova di fronte al fatto di aver mitizzato le primavere arabe, una fonte di crescente fondamentalismo». Franco Frattini sembra il più convinto: «Risultato auspicabile. Il mio più profondo rispetto per il voto espresso dal popolo americano che ha fatto una scelta responsabile».

Il segretario Angelino Alfano si congratula soprattutto con gli Stati Uniti: «Ancora una volta capaci di una straordinata prova di partecipazione democratica. Ammiro la democrazia americana perché dà la possibilità ai cittadini di scegliere».

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