Contraddizioni e buchi neri del programma a 5 stelle

Grillo invita a leggere il programma, invece di criticarlo. Lo abbiamo fatto e abbiamo trovato un mix di slogan populistici, nobili propositi e proposte inapplicabili

Contraddizioni e buchi neri del programma a 5 stelle

Schizzi di comunismo, pennellate di dirigismo, qualche sfumatura di statalismo alternata a sprazzi di ultraliberismo. E poi un’accozzaglia di slogan e di lodevoli intenzioni prive però di credibili spiegazioni applicative. Il tutto incorniciato in appena 15 pagine, suddivise in sette capitoletti – ché il dono della sintesi in politica è un’arte in via di estinzione.

A fare da sfondo al quadro programmatico del MoVimento 5 Stelle non poteva mancare il mix di slogan populisiti e anti-casta che ha sancito la transumanza di Beppe Grillo da comico a politico.

Il guru genovese, quando non si è proclamato vittima dei media o quando non li ha attaccati perché osavano criticarlo, ha più volte ribattuto invitando i giornalisti a leggere il suo programma (definito, a seconda della circostanza, anche “non programma”). Lo ha ribadito persino al presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, reo di aver puntato il dito contro la presunta mancanza di democrazia e di trasparenza del Movimento 5 stelle: “Noi abbiamo uno statuto, abbiamo un programma”, ha risposto Grillo.

Ecco, noi siamo andati a leggerlo questo programma. E abbiamo scorto una miscela di nobili propositi, interessanti idee, proposte inapplicabili, se non pericolose per i conti dello Stato, altre incomprensibili o buttate lì senza una corrispondenza pratica.

Stato e cittadini

Nel primo capitolo “Stato e cittadini”, si parte da piani condivisibili ma non rivoluzionari – come l’abolizione delle Province, l’accorpamento dei Comuni sotto i 5mila abitanti o i referendum senza quorum -, si passa per tutti i propositi anti casta volti a eliminare i privilegi dei parlamentari (come il diritto alla pensione dopo due anni e mezzo o l’allineamento degli stipendi alla media nazionale) e si arriva infine a una serie di idee ambigue, perniciose o di improbabile attuazione.

Esempi? “Approvazione di ogni legge subordinata alla copertura finanziaria” che, in un contesto di crisi economica come questo significherebbe nessuna nuova legge. “Leggi rese pubbliche on line almeno tre mesi prima della loro approvazione per ricevere i commenti dei cittadini”: immaginate che una manovra finanziaria o l’introduzione di una patrimoniale o qualsiasi altra legge vengano tenute in stagnazione (oltre che commentate dai cittadini, ma in base a quali competenze e conoscenze poi?) per 90 giorni. L’effetto sarebbe dirompente: comprendere una manovra così delicata e importante per le sorti del bilancio statale sarebbe un’impresa e i grandi patrimoni emigrerebbero all’estero.

“Obbligatorietà della discussione parlamentare e del voto nominale per le leggi di iniziativa popolare”: qui non si capisce dove vada a finire la tutela della segretezza del voto e in quali casi possa essere disattesa. “Partecipazione diretta a ogni incontro pubblico a ogni incontro pubblico da parte dei cittadini via web”: che vuol dire diretta? I cittadini potranno interagire, fare domande, o ci si limiterà ad osservare passivamente come si fa per le sedute della Camera e del Senato? Mistero.

“Riduzione a due mandati per i parlamentari e per qualunque altra carica pubblica”: ma vietare a un esponente politico, che magari si è contraddistinto per talento e competenza, di essere rieletto non è una limitazione della sua libertà e di quella dei cittadini? “Non eleggibilità a cariche pubbliche per i cittadini condannati”: ma condannati in via definitiva oppure basta la condanna in primo grado? Perché è bene rammentare che in questo paese, nonostante il ricordo sia sbiadito, vige ancora la presunzione di innocenza.

Energia

Il secondo capitolo, quello dedicato all’energia, è roba per addetti ai lavori. Spicca la parola incentivazione, latita la concorrenza. Paradossalmente è il capitolo più complicato e più studiato. Si propongono sistemi alternativi e bio-compatibili, si punta alla riduzione dell’impatto ambientale delle centrali termo-elettriche, si promuove l’uso di energie e di fonti alternative, si vuole eliminare gli inceneritori (per ovviare con cosa?). Bisognerà capire poi, all’atto pratico, come queste idee si tradurranno in realtà.

Informazione

Il capitolo sull’informazione è invece denso di proposte problematiche. Perché, se da un lato il Movimento 5 stelle punta ad abolire l’Ordine dei giornalisti e i finanziamenti pubblici ai giornali, ad assegnare le frequenze tv in una asta pubblica ogni 5 anni e a contrastare gli oligopoli e le concentrazioni, dall’altro si prefissa scopi quantomeno improbabili da realizzare.

Prendiamo per esempio “l’accesso alla rete gratuito per ogni cittadino italiano”. Oltre al fatto che non si capisce se pure i turisti stranieri beneficeranno di ciò, non è dato sapere da dove si reperiranno i fondi per realizzare tal proposito. E lo stesso problema vale per la “copertura completa dell’Adsl a livello di territorio nazionale” (senza considerare l’elettrosmog di cui non si fa cenno nel programma).

E che dire della “statalizzazione della dorsale telefonica, con il suo riacquisto a prezzo di costo da Telecom Italia”? Un ritorno allo statalismo del passato. E poi c’è il tema dell’”abolizione della legge Urbani sul copyright” e della “riduzione del tempo di decorrenza della proprietà intellettuale a 20 anni”. Varrà anche per Grillo?

Infine c’è la “depenalizzazione della querela per diffamazione e riconoscimento al querelato dello stesso importo richiesto in caso di non luogo a procedere (importo depositato presso il tribunale in anticipo in via cautelare all’atto della querela)”. A parte che depenalizzare un atto penale qual è la querela è impossibile, semmai si può depenalizzare il reato di diffamazione. Comunque sia, all’indomani dell’approvazione di un provvedimento del genere, chiunque si potrà svegliare una mattina e dare ingiustamente del cornuto a un politico senza pagare dazio e senza che vi sia tutela dell’onorabilità della persona offesa. Che libertà!

Economia

Il capitolo sull’economia, che dovrebbe essere la colonna portante di una piattaforma programmatica, si riduce invece a pochi punti, alternando buoni propositi e idee strampalate. Vada per l’abolizione delle cariche multiple da parte di consiglieri di amministrazione nei consigli di società quotate, vada per l’introduzione di strutture di reale rappresentanza dei piccoli azionisti nelle stesse e per il divieto di incroci tra sistema bancario e industriale, ma il resto è un mix di vaneggiamenti. Si parla di “abolizione della Legge Biagi” ma non si specifica che tipo di riforma del mercato del lavoro si vuole introdurre; si parla di introduzione di un tetto per gli stipendi del management delle aziende quotate in borsa e delle aziende con partecipazione rilevante o maggioritaria dello Stato e non si capisce perché, nel primo caso, si debba obbligare un privato a elargire un determinato compenso ai suoi manager, e, nel secondo caso, come faccia lo Stato a stabilire le tariffe pubbliche. Si parla di “disincentivi alle aziende che generano un danno sociale (es. distributori di acqua in bottiglia) ma non è chiaro che voglia dire.

Si accenna poi all’”abolizione dei monopoli di fatto, in particolare Telecom Italia, Autostrade, Eni, Enel, Mediaset (che non si capisce cosa c’entri,ndr)”, ma non si specifica se si vogliono smantellare, privatizzare o quant’altro. E poi ancora, si punta alla “riduzione del debito pubblico con forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi…”, come se già la linea del rigore e della sobrietà non avesse fatto intendere che non basta se non è accompagnata da misure per la crescita. Infine, si parla di “favorire le produzioni locali”, di “sostenere le società no profit” (forse si intendeva dire organizzazioni no profit, ndr) e di “sussidio di disoccupazione garantito”, ma senza spiegare come fare e, soprattutto con quali fondi.

Insomma, il programma a Cinque stelle propone di spendere valanghe di denaro pubblico senza alcuna commisurazione di costi e benefici e col rischio di sconquassare i conti pubblici.

Trasporti

Anche nel capitolo sui trasporti non c’è traccia di una considerazione delle spese per gli obiettivi prefissi. Tipo quello dello “sviluppo delle reti di piste ciclabili protette estese a tutta l’area urbana ed extra urbana”, come se le città italiane non avessero dislivelli e fossero pianeggianti come Bologna. Naturalmente c’è il “blocco immediato della Tav”, nonostante Monti e la politica in modo quasi unanime l’abbiano definita un’opera fondamentale. C’è “la copertura dell’intero Paese con la banda larga” e “lo sviluppo delle tratte ferroviarie legate al pendolarismo”, ma non ci sono spiegazioni sul come reperire i fondi necessari. A meno che, con “l’introduzione di una forte tassazione per l’ingresso nei centri storici di automobili private con un solo occupante a bordo” (dall’Area C di Pisapia all’Area G di Grillo?) non si pensi di racimolare chissà quanto denaro.

Infine, sempre per rimarcare come internet sia la chiave di tutto, c’è la “incentivazione per le imprese che utilizzano il telelavoro”, col rischio che i lavoratori, da essere umani, diventino dei veri e propri automi.

Salute

Poco da rilevare nel capitolo della Salute. Se non che “garantire l’accesso alle prestazioni essenziali del SSN universale e gratuito” e “investire sulla ricerca” richiedono ancora una volta risorse economiche.

Istruzione

Risorse che servirebbero anche per “l’insegnamento gratuito della lingua italiana per gli stranieri” (siamo all’ultimo capitolo dedicato all’Istruzione) e per “gli investimenti nella ricerca universitaria”. Non poteva mancare infine “l’insegnamento a distanza via internet” e “l’accesso pubblico via internet alle lezioni universitarie” col rischio che il professore si trovi a fare lezione davanti una classe di sedie vuote. E per completare il quadro, ecco la versione grillina di Fahrenheit 451: “Graduale abolizione dei libri di scuola stampati, e quindi loro gratuità, con l’accessibilità via internet in formato digitale”.

Quello che manca

Per completezza di informazione, va evidenziata l’incompletezza programmatica della piattaforma del Movimento 5 stelle.

Non si parla di lavoro, di rapporto con l’Europa, di politica estera, di giustizia, di immigrazione, di temi laici, di diritti civili, di relazioni col Vaticano, di capitalismo finanziario e signoraggio bancario, di imprese. Forse perché sono i temi reali e più sentiti dalla popolazione italiana e che meno si prestano a slogan demagogici?

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