Quei papà che rubano il futuro ai loro bimbi

Non solo Yara e i piccoli uccisi da Lissi. I figli del muratore hanno la vita rovinata

Quei papà che rubano il futuro ai loro bimbi

I grandi si scelgono il proprio destino, i piccoli possono solo pagarlo. Purtroppo l'Italia dei delitti, l'unica che continua a far correre il suo macabro Pil, si lascia dietro questo imperdonabile effetto collaterale: quando tutto questo inferno si sarà in qualche modo raffreddato, resteranno loro, i bambini, con il cerino acceso in mano. Proprio allora capiremo quanto abnorme sia il male prodotto da questi giovani papà dal coltello facile e dall'istinto animale. Solo allora la colpa più grave esploderà come un fungo atomico, rilasciando radiazioni tossiche per chissà quanti anni ancora. Non basterà una vita intera per dissolverli dall'anima, perché non c'è tempo umano che possa cancellare tanto funesto dolore.
Troppi innocenti traditi, in queste ultime storie nel cuore di Lombardia. Certo ci sono prima di tutto e sopra tutto le povere vittime. C'è Yara condannata al martirio da un depravato piacione e narciso, capace di vera pietà e nobili tenerezze soltanto per gli animali (dicono che chi non ama gli animali non ama i cristiani, ma vogliamo parlare una volta di chi ama fanaticamente solo gli animali?). E poi ci sono i fratellini di Motta Visconti, Giulia e Gabriele, sacrificati senza tante esitazioni dal papà che candidamente amavano, idolatravano, idealizzavano come un principe invincibile, capace di proteggerli da tutti e da tutto, senza immaginare che quel giovane papà non sapeva proteggerli nemmeno dalla sua insana cottarella per una collega.
Erano storie ancora tutte da costruire. Erano due donne e un uomo di domani, magari avvocati e farmacisti, commessi e dentisti, ballerini e gommisti. Avrebbero inseguito i propri sogni, avrebbero cercato la propria strada, avrebbero affrontato i primi crucci e poi i dolori veri. Avrebbero assaporato il successo e sbattuto musate, avrebbero amato, riso, pianto, cantato, giocato, lavorato, con le alterne fortune di tutte le esistenze. Certo avrebbero vissuto. Se già non fossero archiviati dietro a una fredda lapide.
Eppure bisogna essere molto sinceri: per quanto male sia finita la storia di Yara, di Giulia e di Gabriele, non tanto meglio si presenta quella delle altre piccole vittime, le sopravvissute alle mattanze di estrema provincia e condannate al destino tetro della sofferenza perenne. Già è molto difficile aiutare Keba, Gioele e Nathan, i tre fratelli di Yara, a crescere tenendo la barra dritta, perché il tumulto dei fatti e delle tragedie, in questi tre anni e mezzo, è una bomba atomica che neppure mistici e anacoreti sarebbero in grado di assorbire con equilibrio e fermezza. Crescere è un lavoro maledettamente difficile per qualunque ragazzino, crescere in casa Gambirasio diventerà ogni giorno un'impresa titanica. Solo lo stoicismo di Seneca può fare da stella polare in questo futuro arduo, là dove si dice certo che gli dei impegnano le loro creature predilette nelle prove più difficili, come allenatori innamorati dei propri atleti: nella certezza che ne usciranno molto migliori, veri campioni della vita.
Se non servirà la filosofia, tra queste mura quanto meno ci saranno sempre una madre e un padre degni, valorosi interpreti del ruolo, come hanno già dimostrato in questi anni di supplizio domestico. E' una certezza, l'unica certezza da cui ripartire. Ma da dove ripartiranno i tre figli di Massimo Bossetti, di quel loro adorato papà, che su Facebook li esibiva come gioielli, che li copriva di carinerie, che li proteggeva dal male del mondo. In tutto questo tempo hanno ascoltato la storia orribile di Yara come prossima geograficamente, perché Mapello sta a due chilometri da Brembate, ma distante anni luce dal loro mondo sicuro, senza male e senza buio, senza violenza e senza cattiveria. Improvvisamente, tutto dissolto: quel papà perfetto e incorruttibile, senza debolezze e senza lati grigi, sparisce dalla loro casa e dalla loro vita, lasciando il posto a un essere abominevole, capace delle nefandezze peggiori, quali sono le perversioni e le violenze sugli innocenti.
Non è pensabile adesso che ci sia un futuro sereno, nel domani di questi tre bambini. Chi resta accanto a loro, la madre e i nonni, viene investito da un impegno sovrumano, al di là di qualsiasi dote e di qualsiasi capacità. Serviranno amore e compassione, in dosi massicce, dentro casa e tutto attorno, per restituirli a una visione positiva dell'esistenza, per aiutarli a ritrovare un accenno di armonia.

Ma sarà difficile, molto difficile. Ai limiti dell'impossibile. Se lo ricordi bene, il paparino sanguinario e spietato: oltre a Yara, si porta sulla coscienza il peso di altre tre vittime inermi, tre angeli violati e offesi per sempre. I suoi.

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