Un gioco di scatole senesi. Anche gli immobili di Mps finiscono «attenzionati». Il nome dell'operazione di ingegneria contabile con cui la banca ha sistemato il suo bilancio del 2010 è «Casaforte», una «operazione di valorizzazione del patrimonio immobiliare del gruppo», spiegò Mussari, che per azzardo e complicazione ricorda i titoli tossici che hanno infettato l'economia globale.
Per capirsi: sarebbe possibile, per una famiglia, vendere a se stessa un proprio immobile per 200mila euro e risultare così, alla fine dell'operazione, più ricca di 200mila euro e nel contempo proprietaria dello stesso immobile? Evidentemente no. Ma nel caso della finanza, e delle grandi banche, l'impossibile diventa possibile. È quel che Mps ha fatto con i 683 immobili di sua proprietà. Nel 2010, per far quadrare i conti, serviva ricavare una plusvalenza di 400milioni di euro. Ecco l'idea: vendere gli sportelli della banca a un Consorzio appositamente costituito in cui c'è la stessa Mps (insieme a Mediobanca, Axa e altre società). Questo consorzio compra gli immobili di Mps per 1,674 miliardi chiedendo un maxi-mutuo equivalente. A quale istituto bancario? Ancora a Mps. Dunque si avvia una compravendita in cui il compratore è finanziato dal venditore. A questo punto, per aggirare l'anomalia e i possibili rilievi delle autorità di vigilanza, Mps ne pensa un'altra. Invece di incassare i crediti dal compratore, finanzia una fondazione di diritto olandese che rileva il credito tramite una sua controllata italiana (Casaforte Srl) che riceve poi le rate del mutuo dal Consorzio proprietario degli sportelli acquistati da Mps. Un giro vorticoso di soldi e di società, che però non è finito. Sui mutui, infatti, si può speculare, e il Mps ha pensato bene di «cartolarizzare» quei crediti, cioè di venderli attraverso obbligazioni, per un valore di 1,5 miliardi di euro. Venderli a chi? Ai risparmiatori, ignari di queste matrioske societarie. Ma che tipo di obbligazioni sono i bond Casaforte? Sono «lungo termine», senza garanzia esplicita di Mps, con scadenza al 31.12.2030. L'emittente è la società Casaforte Srl, non Mps, e quindi se le cose vanno male chi ci rimette non è direttamente la banca. Lo stesso emittente stimava che il bond fosse rischioso e che nell'89% dei casi avrebbe reso, a scadenza, quanto un Btp del Tesoro, molto più sicuro. Il senatore Lannutti firmò più interrogazioni.
Alessandro Penati, su Repubblica, si è chiesto: «Chissà se i risparmiatori clienti di Mps hanno capito che Mps sta scaricando su di loro il rischio di una transazione immobiliare fatta solo per riportare una plusvalenza contabile». Una sóla, che ha permesso a Mps di fare trucco e parrucco ai suoi conti.
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