Il regalo della Madia: «Grillo? Meglio il Pdl»

Il regalo della Madia: «Grillo? Meglio il Pdl»

Roma«Beppe Grillo? Piuttosto voto Pdl, non scherziamo». Marianna Madia, deputata del Pd, alla Zanzara su Radio 24 regala l'ennesimo assist al centrodestra che ringrazia. Fa un caldo bestiale ma sembra Natale. Secondo la Madia, Grillo e i suoi seguaci peccano di antidemocrazia e sono violenti. «Una violenza verbale non propriamente fascista come dice Bersani, ma comunque da condannare». Per il Movimento Cinque stelle, che con gli attacchi a Bersani aveva guadagnato un largo consenso popolare in un sondaggio di SkyTg24, è una doccia fredda. Naturalmente la Madia fa la figura della frescona. Pedica, Idv, la paragona all'uragano Isaac: «Dove passa fa danni. Se il Pd continua a farla parlare rischia di ritrovarsi senza neanche un voto. Credo che la Madia non sappia distinguere la destra dalla sinistra».
Nel frattempo, dopo due giorni di pausa, Grillo torna a farsi sentire. E la notizia è che lascia perdere Bersani. Nel mirino finiscono i senatori a vita, e di riflesso lo stesso capo dello Stato. Senza troppi complimenti, come d'uso e con un referendum online sull'abolizione della carica. Dalla violenza all'irriverenza. «I senatori a vita non muoiono mai, o almeno muoiono molto più tardi» osserva Grillo ricordando che «in Senato pochi voti possono determinare l'esito di un voto di fiducia o l'approvazione di una legge non costituzionale. I senatori a vita possono risultare decisivi. È già successo». «La composizione del Parlamento dovrebbe essere decisa dal popolo sovrano, ma non è così» è la tesi di Grillo per il quale «l'istituto delle nomina del senatore a vita sfugge al controllo democratico. È una promozione di carattere feudale. Per diritto divino. Il presidente in carica può influenzare senza rendere conto a nessuno la legislatura successiva alla sua presidenza nominando chi gli aggrada. Dal dopoguerra ognuno ha fatto come gli pareva». Grillo legge a suo modo la composizione attuale della squadra di senatori a vita. «Dopo la nomina di Rigor Montis per meriti sconosciuti, sarebbero in pole position Scalfari (quello delle trattative), Boss(ol)i (quello che col Tricolore ci si puliva il sedere), Letta (il badante), Macaluso (quello della corrente “migliorista” di Napolitano). Poveri noi».
Da Reggio Emilia, intanto, prosegue la festa del Pd.

Bersani dalla sua ha l'implacabile Dante Benigni che sgambetta il collega Grillo («Rispetto a lui Bossi sembra lord Byron») e gli promette voto, statua e tanta stima. È fatta. In cambio gli chiede di resistere, sveglio, a un'ora d'Alighieri. L'immancabile inferno. Forse fa più ridere Grillo.

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