Ricami effetto rugiada È il barocco di Valentino

Ricami effetto rugiada È il barocco di Valentino

Oltre il giardino la poesia, l'etica del lavoro, la passione e il rispetto per la cultura italiana, il bello in senso assoluto. C'è tutto questo e forse molto di più nell'alta moda di Valentino per la prossima estate in passerella ieri sera a Parigi. Stavolta Pierpaolo Piccioli e Maria Grazia Chiuri hanno davvero superato il maestro nel regalare alle donne quel senso di grazia e delicatezza che la vera eleganza non dovrebbe mai dimenticare.
«In un contesto dove tutto è piatto la bellezza ci sembra l'unico modo di reagire» dicono i due poco prima di far sfilare 48 capolavori che è riduttivo chiamare modelli. Lo spettacolo inizia con un sensazionale vestito in tulle color carne ricamato da 220 metri di budellino in raso rosso. Questo speciale nastro che tecnicamente si chiama «coda di topo» o piping forma il disegno delle volute di un cancello in ferro battuto e la riproduzione è talmente fedele che sembra di entrare in un mondo incantato: il giardino segreto della sensualità. Segue veramente di tutto nel senso più puro e nobile dell'italianità. C'è la bellezza regale delle madonne quattrocentesche nel lungo vestito bianco con cappa, entrambi ricamati con il motivo del cancello. C'è l'abito che evoca l'atmosfera di un ninfeo barocco con i ricami in madreperla traslucida e rafia, la gonna con un perfetto labirinto di pizzi diversi ma sempre neri sul tulle color carne e il vestito da sera con innumerevoli canottiglie dipinte a mano per catturare l'effetto della rugiada sui fiori di prima mattina. Commovente il modello fino ai piedi con un primo strato di chiffon stampato a ortensie fiorite, un secondo strato nell'evanescente colore della luce e un terzo di tulle ricamato a uccellini di rafia. Perfino le scarpe riproducono trionfi di arte topiaria, cancellate, boschi in pizzo Chantilly, gocce di rugiada. Inevitabile pensare al film «I giardini di Compton House» girato da Peter Greenaway nel 1982 da cui Piccioli e Chiuri prendono soprattutto dei brani dalla stupefacente colonna sonora di Michael Nyman. Nella loro opera di giardinaggio sartoriale non c'è nessun mistero inconfessabile, ma la gioia e l'incanto di lavorare nell'atelier di Piazza Mignanelli dove lavorano a tempo pieno 45 persone tra sarte e ricamatrici e dove sono appena stati assunti dieci giovani per continuare questa grande tradizione italiana. «L'artigianato offre una nuova dignità ai giovani» concludono i due. Inoltre, scherzosamente sostengono di non aver telefonato né a Raf Simons né a Lagerfeld che nei giorni scorsi hanno presentato le collezioni alta moda di Dior e Chanel a loro volta ispirate all'incanto di un giardino. Jean Paul Gaultier compone invece un madrigale sul viaggio partendo e finendo con l'India, meta per antonomasia dei pellegrinaggi da globe trotter. Così i classici modelli che da sempre alimentano l'immaginario del grande couturier (trench, reggiseni a vista e bustier) compaiono in un'inedita versione di tessuto Madras. Poi c'è l'abito da sposa del gran finale con una gonna talmente ampia che sotto ci si nascondono comodamente quattro piccole indiane. In più c'è l'idea della maharani, la bellezza delle dive di Bollywood e un ritornato vigore creativo che rende il popolo della moda veramente felice.

Da Margiela il solito lavoro di recupero di capi, accessori e oggetti usati che ha sempre caratterizzato la linea Artisanal si arricchisce di un lato filologico e culturale. Indimenticabile l'abito flapper degli anni Venti restaurato su telaio e riassemblato su chiffon con 76 ore di paziente lavoro d'ago.

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