Riforma del lavoro, la Cgil non molla l'art 18 Monti: "Tutti d'accordo tranne la Camusso"

Ultima giornata di incontri per trovare l'intesa sulla riforma del lavoro: prima un round informale, poi il vertice decisivo a Palazzo Chigi. Ma la tensione sale: la Fiom opta per la linea dura e scende in piazza contro la modifica dell'articolo 18. Il governo ricuce con le pmi, ma si acuisce la distanza con i sindacati. Si fa strada l'ipotesi di portare la riforma in parlamento attraverso una legge delega

Riforma del lavoro, la Cgil non molla l'art 18 Monti: "Tutti d'accordo tranne la Camusso"

Alla fine toccherà al parlamento decidere. Mentre i contatti tra il governo e le parti sociali vanno avanti a oltranza, la Cgil tenta il tutto per tutto per far salatare il tavolo di Palazzo Chigi sulla riforma del mercato del lavoro. Proprio mentre il presidente del Consiglio Mario Monti incassava il via libera delle pmi e degli industriali, i sindacati hanno alzato le barricate osteggiando la modifica dell'articolo 18. Ancora una volta la leader della Cgil Susanna Camusso si è trovata schiacciata tra il capo dello Stato Giorgio Napolitano, che ha chiesto uno sforzo da parte di tutti, e la Fiom che, invece, continua a battere la strada della resistenza. Al premier non è restato che passare la palla alle Camere: "Se ne discuterà in parlamento". A dividere è, ancora una volta, la norma sui licenziamenti.

Il clima è teso. Monti non ha mai smesso di sperare che da parte delle parti sociali prevalga quell'interesse generale evocato nei giorni scorsi anche dal Quirinale. Nelle intenzioni del ministro del Welfare Elsa Fornero c'è quella di chiudere al più presto la partita sul lavoro: entro venerdì prossimo, infatti, il governo metterà nero su bianco una bozza di riforma anche se non trova la condivisione di tutte le parti sociali. Bozza che dovrà quindi passare il vaglio del parlamento, anche se le principali forze politiche che sostengono il Professore. Spetterà a loro fare il lavoro sporco. Il governo starebbe, infatti, studiando l’ipotesi di portare la riforma alle Camere attraverso una legge delega e scartando quindi lo strumento del decreto legge. Gli incontri di oggi serviranno infatti a redarre "un verbale sulle posizioni di accordo o disaccordo" che costituirà la base di proposta che Monti presenterà in parlamento.

Il vertice di questa mattina è stato più che altro un round informale, già previsto dal timing della riforma del mercato del lavoro, ma che dopo il sostanziale nulla di fatto del confronto di ieri sera tra la Fornero e i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, avrebbe potuto essere una buona occasione di mediazione prima del tavolo ufficiale del pomeriggio. Da una parte il governo punta a rafforzare il contratto di apprendistato come contratto principale di ingresso nel mercato del lavoro, dall'altro intende dare un giro di volta sui contratti intermittenti e i contratti a progetto. I nuovi ammortizzatori sociali partiranno dal 2017. Ma ad acuire le divisioni con i sindacati sono la riforma dell'articolo 18 e, in particolar modo, i licenziamenti disciplinari. Divisioni che non sono state colmate: più l'orologio scorre più l'intesa si fa lontana. "Il governo propone di lasciare il reintegro per i soli licenziamenti discriminatori - ha spiegato la Fornero - mentre per i disciplinari ci sarà l’indennizzo o il reintegro, per gli economici solo l’indennizzo". Insomma, il reintegro sarà previsto solo in caso di licenziamento disciplinare considerato illegittimo dal giudice. Per questo l'indennità sarà al massimo di 27 mesi tenendo conto dell’anzianità. Per i licenziamenti economici giudicati illegittimi dal giudice il risarcimento previsto sarà invece un minimo di 15 mensilità e un massimo di 27.

Se da una parte il governo ha incassato il via libera di Rete Imprese, dall'altra si è acuita la distanza con il sindacato della Camusso. È infatti caduto nel vuoto l'appello lanciato ieri sera dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ai sindacati affinché facciano la propria parte. Dal leader della Cisl Raffaele Bonanni è arrivato un apprezzamento delle linee guida ("Possiamo lavorare intensamente fino a fine settimana per migliorare la riforma") mentre il braccio armato della Cgil guidato da Maurizio Landini è tornato in piazza per protestare contro l'articolo 18. In mattinata la Fiom ha bloccato per oltre un'ora il traffico lungo la Ss 16 ad Ancona. Si fa sempre più concreta l'ipotesi di un vero e proprio braccio di ferro: la Cgil sembra, infatti, non voler cedere di un millimetro sulla flessibilità in uscita. Un punto, quest'ultimo, che la Confindustria considera fondamentale per il via libera alla riforma. Tutti appelli che col passare delle ore sono caduti nel vuoto perché nelle file della Cgil si è fatta strada la linea dura.

"L’esecutivo ha solo manifestato l’intenzione di manomissione dell’articolo 18": è l’indicazione che trapela dalla segreteria del sindacato di Corso Italia secondo cui l’obiettivo dell'esecutivo non è "un accordo positivo ma i licenziamenti facili". Quel che è certo è che la Camusso sta preparando l'ultimo round con il governo.

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