Rimborsi alle imprese: il decreto nel week end

RomaI debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese, valutati dall'Associazione bancaria in almeno 100 miliardi di euro, «si possono pagare tutti nel giro di due anni». Alla vigilia di quello che potrebbe essere, finalmente, il fine settimana «buono» per il varo del decreto da parte del governo, il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani ribadisce che l'esecutivo Ue ha detto all'Italia che «pagare il pregresso non significa violare il patto di stabilità». Anche Mario Draghi è favorevole: «La misura di stimolo più importante che un Paese possa fare - ha detto il presidente della Bce - è restituire gli arretrati, che in alcuni casi (leggi Italia, ndr) valgono diversi punti di Pil». Anche da Bruxelles, un portavoce della Commissione riconosce che «la questione è della massima urgenza», anche se è importante che le autorità italiane rispettino le regole del Patto. Palazzo Chigi ha allertato i ministri per una riunione del Consiglio da tenersi fra domani e domenica.
«A fronte di 4 milioni di imprese che vivono un momento di grande difficoltà - spiega ancora Tajani - il pagamento di debiti per 90 miliardi di euro (questa l'ultima valutazione di Bankitalia, che però non tiene conto delle imprese con meno di 20 dipendenti, ndr) rappresenta la più importante manovra economica degli ultimi tempi». Pagare il pregresso non viola il Patto di stabilità in quanto, per circa l'80% del totale, si tratta di somme già iscritte nei bilanci degli anni scorsi. Lo Stato pagherà attraverso l'emissione di titoli pubblici, che peseranno sul debito complessivo, e non sul disavanzo di quest'anno o del prossimo. Impatteranno sul deficit, invece, gli interessi da corrispondere su quelle emissioni e le anticipazioni di liquidità alle amministrazioni locali, finanziate da tagli lineari ai ministeri.
Tajani ha incontrato ieri a Roma il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, che valuta in almeno 100 miliardi di euro l'esposizione della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. «Cento miliardi sono circa un ventesimo dell'ammontare totale delle banche operanti in Italia - ha osservato - e la restituzione anche parziale rappresenta un volano importantissimo per far ripartire l'economia». Il governo valuta l'impatto in +0,2% di Pil per il 2013. «Bisogna agire tempestivamente per lo sblocco», hanno convenuto il vicepresidente della Commissione e il leader dei banchieri italiani.
Fra il premier Monti e il commissario Ue all'Economia, Olli Rehn, ci sono state lunghe telefonate, non del tutto chiare, riguardo i contenuti del decreto. Monti avrebbe chiesto a Rehn un «sì» a scatola chiusa al provvedimento, e il commissario ha risposto con la richiesta di vedere il testo «al più presto». Ma il vero motivo dello slittamento del decreto non riguarda tanto le questioni legate all'Europa, quanto l'infernale percorso burocratico escogitato dal ministero dell'Economia per ottenere i pagamenti. Il testo sarebbe stato giudicato dalle imprese peggiore di quello precedente, già impraticabile.

Tanto da costringere il presidente della Confindustria Giorgio Squinzi a parlare di un «pateracchio» da evitare. Raccontano che di fronte al testo, il ministro dello Sviluppo Corrado Passera abbia minacciato: «Dopo Terzi, ci sono io...», riferendosi alle dimissioni del ministro degli Esteri sul caso dei nostri marò.

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