Ruby, la Cassazione chiede di confermare la censura per la pm dei minori Fiorillo

Secondo il sostituto pg della Cassazione va confermata la sanzione disciplinare del Csm a carico della pm "chiacchierona"

Ruby, la Cassazione chiede di confermare la censura per la pm dei minori Fiorillo

La Cassazione potrebbe confermare la censura del Csm a carico del pm per i minori di Milano Annamaria Fiorillo, emessa dal Csm nel maggio 2013. La Fiorillo aveva rilasciato più di una intervista spiegando il suo operato nella vicenda dell’affido di Ruby a Nicole Minetti (la Fiorillo era di turno la notte del 27 maggio 2010) e smentendo la ricostruzione fornita in parlamento da Roberto Maroni, allora ministro dell’Interno. Con il suo comportamento, sottolinea il sostituto procuratore generale della Cassazione, Umberto Apice, avrebbe violato il dovere di riserbatezza del magistrato. L'ultima parola spetta alle Sezioni Unite dell’Alta Corte, che renderanno nota la decisione entro un mese. "Certamente il pm Fiorillo non cercò il contatto con la stampa per smania di protagonismo - sostiene il pg con benevolenza - ma per ristabilire la verità dei fatti. Però il dovere del riserbo comporta che sui provvedimenti giudiziari non è il singolo magistrato che deve riferire all’opinione pubblica. Questa incombenza spetta al Capo dell’Ufficio". Nella sua requisitoria Apice ha chiesto il rigetto del ricorso della Fiorillo contro la sanzione.

Il pg ha rilevato che soprattutto "alla luce della delicatezza della vicenda, balzava agli occhi che il caso sarebbe stato oggetto di strumentalizzazioni e distorsioni e questo aspetto avrebbe dovuto frenare la Fiorillo dall’impulso di far conoscere la sua verità, che poi è risultata essere la verità oggettiva". Tradotto dal linguaggio giuridico: tutti avrebbero potuto/dovuto immaginare che un argomento del genere avrebbe richiesto la massima delicatezza, proprio per il rischio di strumentalizzazione. Che poi puntualmente c'è stata. Ad avviso del pg Apice "esistevano anche altre strade per far conoscere la verità, come le querele e la richiesta di rettifica anziché intraprendere la scelta delle interviste dal momento che il magistrato non può rilasciare dichiarazioni alla stampa".

Fiorillo si era difesa dalle accuse contestando il verdetto di censura e sostenendo di non aver commesso alcuna violazione dal momento che "non esiste alcun divieto assoluto per il magistrato di manifestare il proprio pensiero.

Specie in un caso come questo dove non si trattava solo di ristabilire la verità, ma anche di tutelare la proprio professionalità".

La pm "chiacchierona", però, non deve preoccuparsi più di tanto. Male che vada le verrà confermata la censura. Niente di particolarmente grave.

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