Sempre più italiane fanno le colf e sono pronte a lasciare il Paese

Altro che choosy: tante donne si contendono un posto da badante. Le agenzie garantiscono ottimi guadagni soprattutto in Medio Oriente

Sempre più italiane fanno le colf e sono pronte a lasciare il Paese

Roma - Ci sono donne che, costrette dalla crisi, si mettono a fare le colf, le baby sitter o le badanti e altre che, sempre spinte dall'emergenza lavorativa, scelgono questi mestieri come un'opportunità di carriera.
E si mettono sul mercato, un mercato sempre floridissimo, disponibili anche a cambiare città, quando non addirittura paese, pur di trovare un'occupazione stabile e, perché no, anche redditizia. Donne, ma anche uomini, che hanno intuito le potenzialità di un settore dove la domanda è sempre alta, basta solamente sapersi adeguare.
È quanto dimostra il boom di registrazioni arrivate al nuovo sito internazionale in sette lingue www.nannybutler.com, fondato dall'imprenditrice padovana Paola Diana che tramite la sua agenzia «Nanny&Butler» si occupa di ricerca di personale domestico in Italia e all'estero. In pochi mesi circa 600 candidati, con valide referenze, hanno messo a disposizione la loro esperienza e - dato significativo - il 70 per cento di questi sono italiani pronti a fare le valigie e a vivere in famiglia anche all'estero pur di lavorare. «Fino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile - osserva Paola Diana - le baby sitter, per esempio, non si volevano muovere dalla loro città di origine, ora sono disponibili a cambiare addirittura nazione». Tra l'altro oltreconfine l'italian style tira sempre molto e il personale domestico qualificato proveniente dal nostro paese è sempre richiesto.
E se soltanto un paio di anni fa era difficile per «Nanny&Butler» trovare personale italiano che accettasse lavori all'estero (nessuna candidata neppure per un posto da baby sitter alle Bermuda da tremila euro al mese!) oggi c'è la fila di donne che sarebbero felici di partire. Nell'ultimo anno la crisi ha portato un cambiamento di mentalità e molti italiani hanno capito che il lavoro domestico può essere una valida alternativa, non un ripiego. Tate e governanti: mestieri tradizionali che stanno vivendo una seconda giovinezza. Ma anche figure innovative come il «family manager», il «personal assistant» e la «nonna alla pari». Quest'ultima categoria, soprattutto, già molto apprezzata e ben remunerata oltralpe, comincia a prendere piede anche da noi con donne sui 50-60 anni, casalinghe, di cultura, che si propongono per sorvegliare e accompagnare bambini mettendo a disposizione la propria esperienza.
C'è anche chi, qualificandosi negli anni con il lavoro, si è creato una professione di tutto rispetto, con busta paga da capogiro. È italiano, per esempio, scovato e piazzato da «Nanny&Butler» l'house manager della corte reale del Bahrain. Un'eccezione, certo, ma ci sono tante altre possibilità più alla portata. E questo molti italiani sembrano averlo capito.
Meta gettonatissima è Dubai, dove una tata con esperienza può arrivare facilmente a guadagnare 950 euro a settimana. E non è certo un lavoro faticoso, visto che le famiglie arabe non badano a spese per la cura della famiglia: una baby sitter per ogni figlio, domestici e maggiordomi per la casa, cuochi per pranzi e cene.
Un settore di nicchia, quello del lavoro domestico, ma che offre grandi opportunità. Come dimostrano le tariffe dell'agenzia. Una tata professionista? Minimo 400 euro a settimana. Un maggiordomo? Dagli 800 ai 1000 euro a settimana.

Una tata-assistente personale? Almeno 500 euro a settimana. Una sos super tata, di quelle che ti risolvono in un attimo ogni emergenza? Beh, per loro il compenso può arrivare a 300-350 euro al giorno. Vitto e alloggio compreso, naturalmente.

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