Il Senato commemora Andreotti e i grillini fanno una gazzarra

"Per favore, chiedo rispetto", implora la vicepresidente del Senato. Ma i senatori del M5S gridano "vergogna". Nel consiglio regionale lombardo protesta "silenziosa" di Umberto Ambrosoli: esce dall'aula

La vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli, invita i colleghi a un minuto di silenzio per la scomparsa di Giulio Andreotti. Ma, come spesso avviene negli stadi, quel silenzio viene interrotto da urla belluine. "Vergogna,
vergogna"
, gridano i senatori del Movimento 5 Stelle. Protestano e urlano infischiandosene delle parole della loro collega che, in quel momento, presiede i lavori in Aula. "Per favore, per favore, chiedo rispetto", ripete quasi supplicando la Fedeli. Ma le voci dai banchi dei "grillini" rompono il silenzio. Il fattaccio è avvenuto ieri. Una vera e propria vergogna per le istitutizoni della Repubblica. Va bene tutto, ognuno è libero di contestare e avere opinioni diverse (anche molto negative) su questa o quella figura politica. Ma di fronte alla morte è troppo chiedere almeno un minuto di rispettoso silenzio?

Non ce l'avevano contro Andreotti, precisa in serata l’ufficio stampa del gruppo M5S. Dunque perché tanto baccano? Era una contestazione di tipo procedurale, fanno sapere. Protestavano con il mancato accoglimento della richiesta di verifica del numero legale (questioni attinenti ai lavori parlamentari). Certo, aver scelto proprio quel momento per inscenare la gazzarra fa capire il livello di inciviltà in cui siamo arrivati. Neanche il minimo rispetto per un uomo che, negli ultimi ventidue anni, ha occupato uno di quegli scranni a Palazzo Madama.

"Voglio ricordare il senatore a vita Giulio Andreotti...", dice la vicepresidente Fedeli. E alza la voce per farsi rispettare. "Vergogna, vergogna", ripetono ossessivamente i grillini, le cui voci disturbano, sovrapponendosi, la commemorazione letta in aula dalla vicepresidente. La Fedeli finisce di parlare, dà inizio al minuto di silenzio ma quei senatori continuano nella loro sceneggiata. La vicepresidente riaccende il microfono e insiste: "Per favore, io
chiedo rispetto. Chiedo rispetto a questo minuto di raccoglimento. Per favore, per favore, chiedo un minuto di silenzio".

Completamente diversa la "contestazione silenziosa" (e dunque rispettosa) fatta, nel consiglio regionale della Lombardia, da Umberto Ambrosoli. Tutti i consiglieri lombardi, compreso il governatore Roberto Maroni, hanno ascoltato in piedi il discorso del presidente dell'assemblea, Raffaele Cattaneo. Ma non Ambrosoli. Il coordinatore del centrosinistra è uscito. Il suo staff ha poi spiegato che non ha voluto fare "polemiche né commenti per rispetto alla morte di una persona", ma al contempo non ha voluto condividere la commemorazione. "Ho una storia personale che si mischia, ma non è il caso di fare polemiche ed è giusto che le istituzioni ricordino gli uomini delle istituzioni, ma è anche giusto che chi compone le istituzioni faccia i conti con la propria coscienza", ha spiegato Ambrosoli, i cui pensieri ovviamente vanno al padre Giorgio, ucciso nel 1979 da un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona, sulle cui attività Ambrosoli stava indagando.

Suo figlio non può dimenticare il sacrificio dell'eroe borghese, e forse neanche quell'infelice battuta pronunciata da Andreotti in una delle sue ultime interviste in tv, quando, riferendosi ad Ambrosoli, ebbe a dire: "Una persona che in termini romaneschi direi che se l’andava cercando".

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