Sfila l'eleganza francese Ma la firma è italiana

Le collezioni di Ungaro e Givenchy disegnate rispettivamente da Fausto Puglisi e Riccardo Tisci. In scena anche Giambattista Valli

La sfilata di Emanuel Ungaro disegnata da Fausto Puglisi
La sfilata di Emanuel Ungaro disegnata da Fausto Puglisi

A volte essere italiani è bello perfino a Parigi dove ci trattano sempre come i parenti poveri e pure un po' cafoni. Ieri invece erano tutti incantati dall'idea della gitana vittoriana creata da Riccardo Tisci per Givenchy, dal formidabile debutto di Fausto Puglisi come direttore creativo di Ungaro e dalla notevole bravura di Giambattista Valli nel trasformare le sue ragazze in donne. «Bravò les italiennes» dicevano in coro, mentre noi ci spellavamo le mani ad applaudire i nostri stilisti che loro hanno avuto il buon senso di portare in palmo di mano offrendogli spazio, successo e visibilità.
Dire che siamo bravi a farci del male è poco, ma visti i tempi conviene dire che siamo bravi e basta. Per esempio Tisci riesce perfino a lanciare alcuni messaggi di cambiamento con l'emozionante sfilata dell'altra sera. Il primo viene amplificato da Antony Hegarty, magica voce degli Antony & the Johnsons che ha eseguito dal vivo la struggente colonna sonora senza pretendere alcun compenso dicono i ben informati. «Se c'è un futuro per la terra sarà femminile» ha scritto il cantante come dedica al lavoro dell'amico stilista che ha fatto sfilare 53 top tra cui Maria Carla Boscono e Natalia Vodianova con i capelli trasformati in piccole rose colorate, come una cuffia da bagno degli anni '50. Sotto c'era una sarabanda di grandi felpe decorate da immagini diverse (dal volto della Madonna a Bambi passando per le volute barocche) con gonne lunghe da zingara oppure con lineari sottane a matita piene di zip. Il capo più curioso è una specie di bustier fatto con un piumino da uomo allacciato in vita senza infilare le maniche come fanno i rom ai primi caldi. Stivaletti bassi in pitone a strisce colorate, giochi di trasparenze e decori sulle gonne senza alcun accenno al sex appeal, una poetica innocenza di fondo: tra tante urla finalmente una voce al servizio della forza delle donne. «Ho cercato di rispettare la dignità femminile senza rendere la donna Ungaro troppo suora» dice Fausto Puglisi aggiungendo a mezza voce «con tutto il rispetto per le suore». Il ragazzo è così: irruente, spontaneo, senza peli sulla lingua, simpatico da morire, pieno di talento, un fiume in piena. È anche siciliano (di Messina, per la cronaca) e come se niente fosse dice: «Avrei potuto fare tranquillamente il pescivendolo o il pescatore, invece faccio lo stilista con moltissimo amore». 37 anni, scoperto da Madonna, noto al grande pubblico italiano per il vestito indossato a San Remo da Belen la sera dello scandalo farfallina, Puglisi è stato chiamato da Massimo Ferretti per ridare smalto alla storica griffe francese ora prodotta e distribuita dalla Aeffe di Cattolica.
Scelta migliore non si poteva fare: la collezione ispirata dall'idea (per altro peregrina) di una parigina che vive a Los Angeles da 10 anni e finisce in un film di Brian De Palma, era deliziosa. Desiderabile oltre ogni dire il paltò in tessuto leopardato e principe di Galles con collo in coyote e maniche in persiano nero da portare sugli irriverenti minidress in crêpe di lana giallo misto a pois oppure con il magnifico tubino celeste pieno di spille dorate a forma di farfalla decò oppure orchidea. Insomma ai tempi di Emmanuel Ungaro trovavamo orrendi i suoi celebri pantaloni alla turca, ieri quelli di Puglisi con una gamba maculata e l'altra gessata ci sembravano fantastici.
Inevitabile il paragone con l'unico vero delfino del grande couturier, quel Giambattista Valli che ha preferito marciare da solo costruendo dal nulla l'ultima maison indipendente di Francia. Anche per questo i confronti cadono, ma in più c'è una nuova visione più adulta e sportiva della classica «Valli girl», una moderna creatura piena di glamour che passa la vita tra New York, Parigi e Londra senza temere di macchiare con lo smog il suo magnifico cappotto bianco, la pelliccia in visone rosa oppure quella di persiano grigio laminata d'argento. Solidi mocassini, la nuova bellissima Valli Bag dal mattino alla sera e solo per il giorno quei magici drappeggi a tendina che Ungaro deve aver insegnato al suo delfino.
Da Stella McCartney c'è il solito esercito di star capitanato da papà Paul e da «zio» Bono Vox. C'è anche tanto buon prodotto moda a cominciare dai bei paltò gessati per finire con i mocassini dall'altissima suola biodegradabile e con i nuovi occhiali prodotti da Luxottica.


La stilista inglese lancia una campagna per salvare l'orso polare minacciato da un'insensata caccia in Canada (800 esemplari uccisi all'anno quando ne sono rimasti in tutto 25mila) e forse fa bene a usare la passerella per una buona causa. In fondo peggio che far la morale nella moda c'è soltanto il non farla.


di Daniela Fedi

Parigi

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