Sicilia, i grillini vogliono la presidenza del consiglio regionale

Primo giorno di "scuola" per gli eletti del M5S che sfilano con lo striscione "In nome del popolo sovrano"

Deputati grillini in marcia verso Palazzo dei Normani per la seduta inaugurale dell'Assemblea regionale siciliana
Deputati grillini in marcia verso Palazzo dei Normani per la seduta inaugurale dell'Assemblea regionale siciliana

Grillini siculi alla riscossa dell'isola. Davanti un grande striscione, con su scritto «In nome del popolo sovrano», e dietro i quindici nuovi deputati (così si chiamano in Sicilia) del Movimento 5 Stelle, che hanno attraversato a piedi il centro di Palermo per il loro primo ingresso a Palazzo dei Normanni. Ad accompagnarli un gruppo di cittadini. Non tantissimi, un centinaio, una rappresentanza, diciamo così, del popolo sovrano che in Sicilia ha fatto del movimento di Beppe Grillo il partito più votato. Quindici deputati che da soli rappresentano un sesto del Parlamento siciliano, una vera forza. Ne è consapevole Giancarlo Cancelleri, che appena giunto davanti a Palazzo dei Normanni dichiara: «Noi, che abbiamo vinto le elezioni, chiediamo la presidenza dell'Ars, e in cambio non diamo nulla. Le cose sono cambiate». I grillini rifiutano le trattative tra i partiti per dividere gli incarichi. Così il loro candidato, Antonio Venturino, alla fine prenderà quindici voti. Se gli eletti dei grillini arrivano in compagnia dei cittadini, non è che gli altri si presentino soli. Mogli, figli, genitori: intere famiglie si sono mobilitate per assistere alla seduta di insediamento. E in questo non c'è differenza tra chi è stato eletto per la prima volta e chi invece è deputato di lungo corso. Immancabili le foto di gruppo prima di entrare nel Palazzo, quando le comitive si devono dividere: solo agli eletti è riservato il portone principale. Ora si può cominciare. I lavori sono presieduti dal deputato più anziano, Giovanni Greco, del Pds-Mpa, che qualche volta, pur essendo alla sua seconda legislatura, viene tradito dall'emozione, incespica nel parlare, sbaglia qualche accento, regalando sorrisi e stemperando ogni tensione in aula. Il primo atto è la presentazione del nuovo governo. Entra in aula il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e si intuisce anche in lui l'emozione dell'esordiente, sebbene il suo volto da contadino, che tanto ricorda Giuseppe Di Vittorio, mascheri bene i sentimenti. È poi il turno dei neo assessori, che si sistemano silenziosi intorno al loro presidente, il quale li presenta uno ad uno dicendo solo il nome e la delega assessorile. Non tutti sono presenti. Manca Antonio Zichichi («che non si è ancora insediato», spiega Crocetta) ed è assente anche il magistrato Nicolò Marino, ancora in attesa del nulla osta del Csm. Tra tutti gli assessori si fa subito notare Franco Battiato, che si presenta in aula senza la regolamentare cravatta, meritandosi così un bonario rimprovero a fine seduta, con l'avvertenza che solo per oggi si è chiuso un occhio. Dopo la presentazione del nuovo governo, accolta molto sobriamente, si può procedere alla elezione del presidente dell'Assemblea. Si sa che il candidato forte è il centrista Giovanni Ardizzone, ma si sa anche che non ha in tasca tutti i voti necessari. Nessuna meraviglia quando la prima votazione finisce con una fumata nera. Ben diverso il clima al secondo spoglio, quando è richiesta solo la maggioranza semplice. Troppe schede bianche, e l'allarme cresce quando dall'urna escono alcuni voti per Giuseppe Lupo e Antonello Cracolici, segno che il Pd non sta sostenendo, almeno non compattamente, il candidato dell'Udc. E il risultato resta in dubbio fino all'ultimo voto. Letteralmente. È infatti la novantesima scheda che gli dà la vittoria: 46 voti giusti giusti. Questo non impedisce ai sostenitori di Ardizzone di esultare e di andare a complimentarsi con il nuovo presidente dell'Ars con strette di mano e baci sulle guance. Sembra la scena di un film di Rosi. Ma Ardizzone riequilibra con un discorso di insediamento tutto incentrato sulla necessità del cambiamento e sulla volontà di rappresentare tutta l'Assemblea.

Probabilmente sui voti della sinistra ci aveva contato, e un indizio sono le citazioni che fa: l'unico democristiano è Giorgio La Pira; ben più numerose sono quelle di uomini simbolo della sinistra siciliana: Leonardo Sciascia, il costituzionalista Temistocle Martinez, l'ex presidente dell'Ars Pancrazio De Pasquale, e Placido Rizzotto, il sindacalista della Cgil assassinato nel '47 dalla Mafia.

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