Potrebbe essere giunto un nuovo giorno in Iran? Difficile dirlo. Il candidato riformista Masoud Pezeshkian trionfa al ballottaggio delle elezioni presidenziali iraniane, battendo l'ultra-conservatore Saeed Jalili. Un conteggio dei voti ufficiale ha indicato Pezeshkian come vincitore con 16,3 milioni di voti contro i 13,5 milioni di Jalili nelle elezioni di venerdì. I sostenitori di Pezeshkian, cardiochirurgo 69enne e deputato di lungo corso, sono scesi nelle strade di Teheran e di altre città prima dell'alba per festeggiare mentre il suo vantaggio cresceva su Jalili, ex negoziatore nucleare dal pugno di ferro.
Una mano tesa a tutti?
La partecipazione al secondo turno delle elezioni presidenziali ha raggiunto il 50%. Nel primo turno l'affluenza si era invece fermata al 40, il dato più basso nella storia della Repubblica islamica. L'orario di voto per il ballottaggio è stato esteso ieri fino alle 22:00 (ora iraniana, 20:30 in Italia), mentre la chiusura dei seggi era stata inizialmente prevista per le 18:00.
Iranian Interior Ministry officially announced reformist candidate Masoud Pezeshkian as the president-elect of #Iran
— Iran's Today (@Iran) July 6, 2024
Turnout: 49.8%
All votes: 30,530,157
Pezeshkian: 16,384,403 votes
Jalili: 13,538,179 votes pic.twitter.com/bkuPB9Dyv8
Pezeshkian ha annunciato che "tenderà la mano dell'amicizia a tutti" nel suo primo discorso da quando è stato dichiarato vincitore del ballottaggio. "Tendereremo la mano dell'amicizia a tutti; siamo tutti popolo di questo paese; dovremmo usare tutti per il progresso del paese", ha detto Pezeshkian alla televisione di stato. Pezeshkian, di origini azere e kurde, è stato l'unico candidato riformista a partecipare alla competizione elettorale per la presidenza della Repubblica islamica dell'Iran, diventa così il nono presidente iraniano. Durante la sua campagna elettorale ha ottenuto il sostegno dell'ex ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif, capo della diplomazia iraniana all'epoca della presidenza di Hassan Rohani.
Chi é Masoud Pezeshkian
Cardiologo di formazione, Pezeshkian ha diretto l'Università di Scienze Mediche di Tabriz, una delle principali istituzioni mediche del nord dell'Iran. Ministro della Sanità nel governo di Mohammad Khatami (2001-2005) e dal 2008 è stato eletto deputato al Parlamento iraniano nella città nord-occidentale di Tabriz. Come il suo sfidante Jalili si era precedentemente candidato alla presidenza nel 2013, salvo poi ritirarsi a favore di Hashemi Rafsanjani. Nel 2021 la candidatura di Pezeshkian è stata respinta dal Consiglio dei guardiani, l'organo preposto a vagliare e approvare i contendenti per le elezioni presidenziali.
Il primo turno aveva visto l'affluenza più bassa nella storia della Repubblica islamica dalla Rivoluzione islamica del 1979. I funzionari iraniani hanno a lungo indicato l'affluenza alle urne come un segno di sostegno alla teocrazia: era previsto un tasso di partecipazione più alto all'inizio delle votazioni, con la televisione di Stato che ha mandato in onda immagini di file modeste in alcuni centri elettorali del Paese. Tuttavia, i video online hanno mostrato alcuni seggi vuoti, mentre un sondaggio effettuato in diverse decine di siti nella capitale Teheran ha visto un traffico leggero in mezzo a una pesante massiccia presenza di sicurezza nelle strade. Secondo le autorità, l'affluenza alle elezioni di venerdì è stata del 49,6%, ancora storicamente bassa per un'elezione presidenziale iraniana.
Durante la sua campagna elettorale, Pezeshkian si è mostrato incline a un'azione diplomatica distensiva, anche nei confronti dell'Occidente, nonostante abbia criticato le sanzioni imposte che costituiscono un ostacolo per la crescita economica del Paese. A differenza del suo rivale, è favorevole alla ripresa di un accordo nucleare sulla base di quello concluso nel 2015. Inoltre, Pezeshkian ha criticato la gestione delle proteste scoppiate nel settembre 2022 in seguito alla morte in custodia della polizia morale di Mahsa Amini. Il riformista ha inoltre affermato di essere favorevole alla libertà di scelta delle donne.
Riformista. Che riformista?
"Riformista", tuttavia, è una parola che in Iran va presa con le pinze. Pezeshkian ha promesso di tendere la mano all'Occidente e di alleggerire l'applicazione della legge sull'obbligo del velo, dopo anni di sanzioni e proteste. Ma ha anche aggiunto che non ci saranno cambiamenti radicali alla teocrazia sciita iraniana, che da tempo considera la Guida Suprema Ayatollah Ali Khamenei come l'arbitro finale di tutte le questioni di stato nel Paese. I modesti obiettivi di Pezeshkian, dunque, saranno messi in discussione da un governo iraniano ancora in gran parte retto dagli integralisti, oltre che da altre sfide.
La vittoria di Pezeshkian vede, infatti, l'Iran invischiato in uno scenario internazionale complesso: il Medio Oriente per la guerra tra Israele e Hamas, l'avanzamento del programma nucleare iraniano e le incombenti elezioni Usa che potrebbero mettere a rischio qualsiasi possibilità di distensione tra Teheran e Washington. La vittoria di Pezeshkian, inoltre, non è stata una sconfitta devastante per Jalili, il che significa che dovrà destreggiarsi con attenzione in politica interna, dato che non ha mai ricoperto un incarico di sicurezza delicato e di alto livello. Pur identificandosi con i riformisti e moderati, Pezeshkian ha allo stesso tempo onorato l’Irgc, indossandone in un'occasione l'uniforme in Parlamento.
Ha ripetutamente criticato gli Stati Uniti e ha elogiato la Guardia per aver abbattuto un drone americano nel 2019, ribadendo che "ha dato un forte pugno in bocca agli americani e ha dimostrato loro che il nostro Paese non si arrenderà".
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