Ora in molti prendono le distanze, non ricordano, fanno distinguo. Si appellano al sacrosanto diritto al garantismo. Il "Qatargate" che sta scuotendo le istituzioni europee ha creato fibrillazioni e sgomento soprattutto a sinistra. Dopo che le indagini delle autorità belghe hanno coinvolto alcuni soggetti vicini a quella parte politica, tra i progressisti nostrani sono iniziate a diffondersi reazioni imbarazzate e smemoratezze. Il timore è infatti quello che l'euroscandalo, al di là delle circostanze giudiziarie che andranno accertate, possa trasformasi in un boomerang politico per i dem.
Il silenzio di Enrico Letta
Non si comprenderebbe diversamente il silenzio di Enrico Letta sulla vicenda. Il segretario Pd, di solito molto solerte sul fronte comunicativo, non ha scritto ancora nulla sul caso deflagrato a Bruxelles. A mettere a disagio il leader dem stavolta sarebbero stati proprio i social. Lo scorso 20 novembre infatti Letta twittava il proprio compiacimento per l'elezione di Luca Visentini a capo dell'organizzazione internazionale dei sindacati Ituc: "Congratulazioni. Bellissima notizia, un italiano nuovo leader dell’organizzazione mondiale dei sindacati Ituc. Bravo Luca!". Ora che il sindacalista è coinvolto nel "Qatargate" (ma non è mai stato tra gli indagati ed è stato rilasciato dopo l'arresto), il segretario dimissionario del Pd si è silenziato. In compenso, sotto quel post invecchiato malissimo sono iniziati a piovere commenti che - alla luce dell'attualità - rinfacciavano a Letta quel suo entusiasmo d'un tempo.
Quel tweet cancellato da Orlando
Allo stesso modo, anche il deputato Pd Andrea Orlando aveva esultato sui social così: "Luca Visentini è il nuovo leader dell'organizzazione mondiale dei sindacati. Un'ottima notizia per l’Italia e un giusto riconoscimento per un dirigente capace ed autorevole che a livello europeo, in questi anni, ha svolto un lavoro essenziale". Nei giorni scorsi il tweet è sparito, ma la memoria del web non perdona e infatti qualcuno ha ricordato a Orlando quelle parole. E lui: "Spero di poter rifare un tweet che ribadisce il concetto. Diciamo che è sospeso in attesa degli sviluppi. Vedere campeggiare sulla bacheca delle congratulazioni mi sembrava inopportuno. Restano agli atti le agenzie peraltro". L'ex ministro ha quindi cambiato il tenore delle proprie comunicazioni. "Diciamola tutta, garantismo a parte, se fosse vera anche la metà dell'affaire Qatar-Europarlamento, saremmo già allo schifo assoluto. Scambiare i diritti fondamentali dei lavoratori con soldi e regali dei signori feudali del Qatar è il tradimento totale dei valori democratici", ha scritto. Anche in questo caso non sono mancati commenti velenosi da parte di alcuni utenti.
Nell'improvvisa premura di prendere le distanze da quanto accaduto in Europa, tra i progressisti nostrani sono scattati anche emblematici scambi di battute. Con piglio severo, proprio Orlando su Twitter aveva domandato: "È vero che i vertici del gruppo socialista al parlamento europeo hanno detto di no alla proposta del gruppo left di discutere una mozione sul Qatar? E se sì perché?". Subito nei commenti è intervenuto l'europarlamentare Pd Brando Benifei (estraneo alla vicenda), pronto a gettare acqua sul fuoco e a spiegare: "In questo caso era prevista una missione ufficiale nei Paesi del Golfo e di prassi si fanno le risoluzioni sui Paesi coinvolti solo dopo, il nostro gruppo ha votato come la maggioranza dei gruppi a favore di fare il dibattito e posporre invece la risoluzione per questa ragione".
Il "non ricordo" di Emma Bonino
Altrettanto curiose sono state le reazioni di Emma Bonino sulla vicenda. Interpellata dal Corriere sul fatto che l'Ong da lei fondata nel '94 - No Peace Without Justice - fosse finita nel vortice, l'ex leader radicale ha tagliato corto: "Non so niente, aspetto la magistratura che si deve esprimere, credo che lo farà nel giro di pochi giorni". Risposta altrettanto sintetica sul segretario generale dalla Ong, Niccolò Figà -Talamanca, coinvolto nelle indagini. "Ho letto, ma non ho potuto parlare con lui, adesso è in stato di fermo. Immagino che gli abbiano dato un avvocato d'ufficio". E al giornalista che le chiedeva se conoscesse Antonio Panzeri, l'ex eurodeputato Pd ora indagato, Bonino ha detto: "Non mi ricordo di lui, può essere che l’abbia incontrato qualche volta quando ero al Parlamento europeo".
Le precisazioni di Alessandra Moretti
Dopo che tra gli assistenti parlamentari è stata perquisita dagli inquirenti anche Francesca Garbagnati, che lavora per l'eurodeputata Pd Alessandra Moretti (non indagata), i giornalisti hanno chiesto a quest'ultima un commento. "Come tutti gli ex assistenti di Antonio Panzeri ha subito una perquisizione, ma non è stata interrogata. Siamo a disposizione della magistratura per qualsiasi necessità", ha affermato all'Adnkronos l'esponente dem, ribadendo la propria "totale estraneità" alla vicenda e diffidando ogni mezzo di comunicazione dall'accostare il suo nome a ogni illazione sul Qatargate.
E ancora, in una nota viene specificato - a scanso di equivoci - che "riguardo alla risoluzione contro il Qatar, Moretti ha sempre votato in linea con il proprio gruppo politico, S&D, in qualche caso votando a favore di alcuni emendamenti presentati dalla sinistra, molto duri sul Qatar".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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