Sombreri e fascino gaucho Ralph Lauren in Sudamerica

New York«I messicani discendono dai Maya, i peruviani dagli aztechi e noi argentini dalle navi» ha scritto Soriano in Triste, solitario y final. Poi c'è una foto scattata in Arizona da Louise Dahl-Wolf a Diane Vreeland, mitica direttrice di Harper's Bazaar e Vogue America dal '37 al '72, in cui l'iconica signora indossa pantaloni da gaucho neri, camicia bianca dalle maniche sbuffanti e sombrero.
Con questi due elementi, Ralph Lauren ha costruito la sua collezione donna dell'estate 2013 in passerella ieri a New York. Gli abiti tagliati in sbieco da uno scialle nero con le lunghe frange danzanti, la bellissima tunica di velo ricamato a canottiglie sugli affusolati pantaloni a matita, le giacchine da torero in camoscio incrostato di paillettes e tutti i cappelli a larghe tese citano ovviamente l'Argentina del tango, delle pampas sconfinate, degli asado consumati nelle «fazende» più lussuose del mondo. Ma c'erano anche due strepitosi cardigan in lana con gl'inconfondibili motivi delle coperte Navajo i cui colori dominanti (turchese e arancio paprika) fanno da fascinosa punteggiatura alle tinte dominanti della collezione: bianco, nero e rosso lacca. Non mancava la pelle, trasformata in pizzo sia nei classici calzoni modello jodhpur che alle sfilate del grande Ralph non mancano mai, sia nella nuova deliziosa borsa fatta a cestino. Ma in più c'erano i baschi, le bluse candide, gli abiti da sera tanto semplici quanto sublimi nella loro rarefatta perfezione e quel certo non so che di eccentrico e aristocratico per cui la Vreeland è passata alla storia. Del resto alla recente Mostra di Venezia è stato presentato il docu-film The eyes has to travel girato da Lisa Immordino, moglie del nipote di Diane oltre che, in gioventù, addetta alle pubbliche relazioni di Ralph Lauren. Tutto torna, quindi, compreso l'astronomico giro d'affari (7 miliardi di dollari, 5,5 miliardi di euro) dello stilista più ricco del mondo.
Ottima prova anche da Calvin Klein dove Francisco Costa, direttore creativo dello storico brand statunitense, si cimenta soprattutto nei modelli da sera con qualcosa che in genere non è nelle sue corde: la sottile sensualità della lingerie. L'abituale silhouette dritta e come tagliata dal bisturi cede quindi il passo alla forma curvilinea degli abiti che accarezzano il punto vita e focalizzano l'attenzione sul busto. Davvero bello il gioco delle ombre creato tanto dai tessuti quanto dai colori che vanno dal bianco in tutte le sue sfumature al nero della notte passando per giallo chiaro e blu. Sui colori e soprattutto sulle stampe nessuno ha lavorato bene quanto Lazaro Hernandez e Jack McCollough, talentuoso duo stilistico che sta dietro al marchio Proenza Schouler. La loro sfilata ha ampiamente meritato la standing ovation per i modernissimi modelli (abiti anatomici oppure lineari tailleur) in pelle traforata come le magliette da rugby con tinte insolite come arancio fluo, bianco, nero oppure verde acido. Da soli oppure magicamente alternati in un sapiente patchwork prima cromatico e poi di materiali, questi colori nel gran finale lasciavano posto a stampe fotografiche di gente in coda oppure in piscina o, ancora, al mare. Finalmente due giovani che sanno fare moda d'avanguardia senza cadere nella trappola del «famolo strano».
Dello stesso segno la collezione del brand Giulietta disegnato da Sofia Sizzi.

La signora che ha lavorato da Gucci ai tempi di Tom Ford, quindi da Calvin Klein e Donna Karan si è ispirata a un immaginario viaggio in Sicilia di Peggy Guggenheim e Matisse. Abiti da sirena o comunque ispirati al mare con una visione molto artistica e concettuale di base.

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