Flop di Casaleggio a Cernobbio. L'alieno di Grillo non convince

Soporifero intervento a porte chiuse del profeta del M5S, applaudito solo dai neofiti del web

Flop di Casaleggio a Cernobbio. L'alieno di Grillo non convince

nostro inviato a Cernobbio (Co)

La partecipazione di Gianroberto Casaleggio, leader occulto del Movimento 5 Stelle, al Workshop Ambrosetti di Cernobbio, punto di snodo di quei «poteri forti» di cui Beppe Grillo denuncia i complotti un giorno sì e l'altro pure, può sembrare un paradosso. Ma fino ad un certo punto. In fondo, se vuoi battere il «nemico» devi anche conoscerlo. E, soprattutto, Casaleggio, ex manager del gruppo Olivetti-Telecom, a quel milieu di banchieri e imprenditori del tutto estraneo non è.
Ha destato non poca sorpresa, invece, il fatto che l'esordio del profeta della «trasparenza internettiana» al Forum della grande finanza si sia caratterizzato con la richiesta (poi ritrattata) di espellere i fotografi dalla sala di Villa d'Este che ospita il consesso. Altrettanto difficilmente spiegabile è stato il disappunto mostrato da Casaleggio verso coloro che twittavano i contenuti del suo intervento. Una situazione bizzarra per un imprenditore-politico-guru che vive sempre «connesso».

Ma cosa ha raccontato Casaleggio ai decision maker di casa nostra, a coloro che magari hanno pure votato il Movimento del suo amico Beppe? Che cosa ha spinto il presidente del Consiglio, Enrico Letta, e il predecessore Mario Monti (nonché i principali banchieri italiani Enrico Cucchiani e Federico Ghizzoni) ad ascoltare le sue parole? Null'altro che pura curiosità, la stessa che un tempo spingeva le popolazioni di provincia ad accorrere al tendone del circo equestre. Chi si aspettava contenuti ad alta densità politico-intellettuale è rimasto deluso. «Mostratemi un politico moderno che non usa Internet e vi mostrerò un perdente», ha detto il paraguru, come lo definirebbe Roberto D'Agostino. «Internet non è solo un altro media, è un processo di trasformazione che cambia la società», ha aggiunto sostenendo che ormai «siamo a un tipping point (punto di non ritorno; ndr): giornali e tv sono lo strumento del potere, ma per fortuna declinano davanti al web».

Pura narrazione, zero fuochi d'artificio, silenzio sul governo. L'unico accenno politico è stato un velatissimo riferimento alle minacciate espulsioni degli «aperturisti» capeggiati dal senatore Orellana. Secondo Casaleggio, in Italia si dovrebbe fare come negli Usa dove esiste il recall, ossia la possibilità di sfiduciare il proprio deputato se non si attiene alle indicazioni della base elettorale, mentre «in Italia la politica è disgiunta dal voto popolare».

Di tutt'altra sostanza l'esposizione di Michael Slaby, il capo della comunicazione Internet di Barack Obama e ospite dello stesso dibattito di Casaleggio. In poche battute ha spiegato il valore della Rete come veicolo di valori e trasparenza. E la differenza è saltata all'occhio di quasi tutta la platea. Certo, i banchieri in sala hanno molto apprezzato il guru grillino, ma perché il mondo degli istituti di credito italiani solo da pochi anni ha iniziato a sfruttare Internet come strumento di riduzione dei costi. Chi invece con i network lavora quotidianamente è stato molto più caustico. Come ha detto il presidente di un operatore telefonico internazionale ironizzando sulla chioma dell'oratore: «Casaleggio avrebbe dovuto fare il parrucchiere e forse neanche quello...».

L'effetto-Casaleggio su Cernobbio è stato un po' come la scoperta del ghiaccio in Cent'anni di solitudine: se non si conoscono i concetti fondamentali, si è sempre colti di sorpresa.

E, in fondo, una platea di industriali e banchieri, che per metà ha indicato come priorità di governo una nuova legge elettorale piuttosto che misure ad hoc per la competitività, non poteva non meravigliarsi di questo «alieno» sbarcato sul lago.

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