Ecco i nomi dei "papabili": il nuovo Papa sarà conservatore e scelto dai cardinali italiani

La battaglia preconclave è già cominciata: la sfida non è sulla dottrina, ma sull'apertura al mondo. In prima linea l'arcivescovo di Milano Scola

Ecco i nomi dei "papabili": il nuovo Papa sarà conservatore e scelto dai cardinali italiani

I cardinali dalle diocesi cattoliche più lontane stanno preparando la trasferta a Roma. Lo choc è nel riserbo dei cardinali che iniziano discretamente i conciliaboli pre-conclave. Ore di grande fibrillazione per decidere su quali nomi puntare. Il tutto con un occhio di riguardo al fatto che Papa Ratzinger rimane in sella fino al 28 febbraio prossimo e che anche dopo, pur ritirandosi a Castel Gandolfo e pur mantenendo come è nel suo stile un ricercato riserbo, avrà comunque senz'altro un'idea chiara sul nome del suo successore. Tutto sta nel comprendere quali siano le sue aspettative, quali i suoi desiderata.

Di certo c'è un fatto. La battaglia questa volta non sarà tanto fra progressisti e conservatori, fra porporati di area più liberal e personalità di area più tradizionale, quanto fra conservatori chiusi o aperti al mondo. Che i cardinali siano oggi per la maggior parte conservatori lo dice il fatto che sulla dottrina in pochi dentro la Chiesa cattolica hanno dubbi. I cosiddetti «dissidenti» restano più che altro ai margini, come il caso del teologo dissidente Hans Küng dimostra. Sempre più in dissenso, sempre più a latere.

Fra i conservatori più innovativi c'è senz'altro l'arcivescovo di Milano Angelo Scola. Nato e cresciuto in Comunione e liberazione, ha maturato un certo distacco da ambienti ecclesiali definiti, riuscendo soprattutto nel suo periodo veneziano a dialogare con più mondi anche lontani dal cattolicesimo. Non soltanto l'islam e le religioni più distanti, ma anche i filosofi e i pensatori atei. Scola paga soltanto l'età, 72 anni, ma il fatto che Benedetto XVI l'abbia voluto a tutti i costi portare a Milano resta un segno che è probabilmente a lui che egli pensa per la successione.
Molto quotato in curia romana resta il prefetto dei vescovi, il franco canadese Marc Ouellet. Secondo una pepata inchiesta svolta qualche mese fa a Roma dal vaticanista americano John Allen fra personale del Vaticano, prelati di ogni nazionalità, diplomatici, giornalisti e accademici, egli resta un candidato di pregio. Sessantotto anni, prefetto dei Vescovi appartenente alla società di vita apostolica dei sulpiziani, Ouellet ha un importante passato pastorale. Nel Canada, un tempo paese cattolico e oggi regione fortemente secolarizzata, egli ha lavorato alacremente per la sopravvivenza della Chiesa. Dice di lui Sandro Magister: «È il più adatto a governare una Chiesa cattolica che ha il suo “mercato” più promettente non in Europa ma in America latina, Asia, Africa e persino Stati Uniti».

Oltre a Scola e Ouellet ci sono gli atri due ratzingeriani doc in pole position: il primate d'Austria Christoph Schönborn e il primate d'Ungheria Peter Erdo. Entrambi sono cresciuti alla scuola delle rivista teologica fondata da Hans Urs Von Balthasar ed entrambi garantirebbero continuità di vedute con Benedetto XVI. Ma come loro ci sono anche i due cardinali americani più in vista: il capo dei vescovi statunitensi Timothy Dolan e l'arcivescovo di Boston Sean O'Malley, campione della lotta alla pedofilia nel clero dopo gli anni del cardinale Bernard Law.

Ma molto in Conclave dipenderà da come si muoveranno gli italiani, molti di questi oggi ancora legati a una linea più tradizionalista e meno propensa ad avallare riforme importanti.

Occorrerà vedere se gli italiani che hanno come capo fila il patriarca di Venezia Moraglia faranno quadrato o si spaccheranno. È in questo discrimine che con ogni probabilità si gioca il futuro del papato, il nome del 266esimo successore di Pietro.

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