La teste delude i pm: niente sesso ad Arcore

La soubrette Polanco: «Berlusconi non ci ha mai toccate, non erano feste hard. Mi travestivo da Boccassini»

La teste delude i pm: niente sesso ad Arcore

Pubblico ministero: «Che rapporti aveva con Silvio Berlusconi? Testimone Polanco: «Avevo un rapporto di amicizia». Pm: «Ha avuto rapporti sentimentali con Silvio Berlusconi?» Teste: «Non ho mai avuto rapporti sessuali con Silvio Berlusconi». Pm: «Io per adesso le avevo chiesto se ha avuto rapporti sentimentali, non rapporti sessuali. Conosce la differenza?» Teste: «Non ho mai avuto rapporti né sentimentali né sessuali con Silvio Berlusconi. Lo escludo».

Da una parte il pm Antonio Sangermano, uno della trojka che conduce l’accusa contro il Cavaliere per il Rubygate. Dall’altra, sul banco dei testimoni, una delle ospiti più assidue delle feste di Arcore, la soubrette colombiana Marysthell Polanco, indicata da alcune testimoni come protagonista di scene calienti. Ma ieri in aula la Polanco nega tutto. Ovvero: ammette le feste, i regali, i soldi, l’amicizia col Cavaliere, le notti passate talvolta ad Arcore «perché è una bella casa e mi facevo un tuffo in piscina». Ma nega qualunque contropartita a luci rosse. Quando il pm, senza tanti giri di parole, le chiede «si è mai fatta toccare nelle parti intime dall’onorevole Berlusconi» la chilometrica colombiana insorge: «Lo escludo». Il pm insiste: «Lo esclude?» «Sì» «Ha visto altre farlo? «No, mai».

Tutto, ad Arcore, si limitava a chiacchiere, bevute, karaoke e spettacolini. E qui la colombiana getta il dettaglio che mette a scompiglio l’aula e fagocita l’intera udienza. Sui travestimenti delle ragazze - la suora, la poliziotta, Ronaldinho - si era già parlato a lungo nelle scorse udienze. Ma ieri Marysthell Polanco butta l’asso: «Mi travestivo da Boccassini». Cioè da Ilda Boccassini, procuratore aggiunto della Repubblica a Milano, da diciassette anni in prima linea nei processi contro Berlusconi e protagonista anche di questa inchiesta. Ieri, la Boccassini (fortunatamente) ha appena lasciato l’udienza quando viene evocata dalla testimone. In aula qualcuno ride, il giudice Turri si arrabbia e a ragione, perché da ridere c’è poco. L’immagine dell’imputato che assiste in casa sua a feste dove le ragazze, con la toga da magistrato sopra i bikini piumati da burlesque, impersonano la rappresentante della Procura è destinata a pesare a lungo su questo processo. E forse a segnare un punto di non ritorno nei rapporti già non facili tra accusatrice ed accusato.

L’immagine è così forte che surclassa il versante più concreto dell’udienza di ieri, che pure non è da poco. Perché a sedersi sul banco dei testimoni vanno uno dopo l’altro personaggi che in questa vicenda svolgono ruoli chiave. Prima della Polanco era toccato infatti a Giuseppe Spinelli, ragioniere di fiducia del Cavaliere. Spinelli e Polanco: lui l’ufficiale pagatore, l’uomo che su ordine del capo («facevo unicamente quello che mi diceva di fare il dottor Berlusconi» «se lui dice che una persona ha bisogno io non vado a indagare... abbiamo aiutato e stiamo aiutando tante persone...») preparava i contanti per le ragazze; e lei uno dei punti d’approdo dei quattrini. Dalle due testimonianze congiunte si trae il quadro di una generosità ai limiti della prodigalità, un fiume ininterrotto di soldi - venti milioni di euro in due anni - che esce dai conti privati di Berlusconi («alimentati - specifica Spinelli - unicamente dai dividendi delle azioni») e si sparge in contanti e in assegni circolari in ogni direzione: impiegate Fininvest, giornaliste del Tg5, oratori, partite del cuore, Lele Mora, e soprattutto fanciulle tanto procaci quanto bisognose; e dall’altro la leader carismatica di quest’ultima categoria che conferma di avere beneficiato di tanta generosità senza dare nulla in cambio.

Come la Procura si riprometta di uscire dal cul de sac di un processo in cui le presunte vittime rifiutano tutte, compattamente e ostinatamente, di considerarsi tali, lo si vedrà nelle prossime settimane, quando l’elenco delle testimonianze chieste dall’accusa andrà verso l’esaurimento. Mancano ancora decine di deposizioni, ma l’impressione è che il grosso del materiale dell’accusa sia già passato nell’aula.

Con una sola, ma cruciale eccezione: Kharima el Mahroug, alias «Ruby Rubacuori». L’unica per cui il ragionier Spinelli racconta di essersi intenerito, allungandole qualche migliaio di euro anche senza il consenso del Grande Capo.

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