Roma - Enrico Letta è arrivato a Palazzo Chigi da vice segretario del Pd. E pur di restarci, in nome della stabilità, i suoi uomini stavano cercando di reclutare eventuali transfughi in campo avverso. Ma ora il premier scopre che il segretario del suo partito, Guglielmo Epifani, boccia l'idea di «un governicchio», con una maggioranza «fatta con un po' di transfughi e che vive una vita stentata».
Così, anche per altri segnali che arrivano dai big del Pd, il premier sta ragionando su un cambio di strategia. Per il momento, il capogruppo Pd alla Camera, Roberto Speranza, se la prende con il Cavaliere: «basta con i ricatti. Berlusconi continua a cambiare le carte in tavola e lui continua ad anteporre le sue questioni personali agli interessi del Paese». In realtà, anche Massimo D'Alema è della stessa idea di Guglielmo Epifani, a proposito della «solidità» della prossima maggioranza. Il governo - commenta l'ex premier in un'intervista al Tgcom24 - non può andare avanti solo con il «voto di qualche dissidente». «Se le dimissioni dei ministri del Pdl non verranno ritirate - aggiunge - ci sarà una crisi di governo di cui Berlusconi è responsabile». Ma puntando sul voto dei transfughi - commenta D'Alema - «si darebbe vita ad un governo debole, esposto ad aggressioni quotidiane».
Diversamente, aggiunge, «se matura uno scenario politico nuovo che possa far pensare anche a un rilancio politico di un governo che ha anche bisogno di una messa a punto programmatica, allora un Letta bis avrebbe una missione chiara». E per «fatto politico rilevante», D'Alema pensa ad una spaccatura del Pdl. In caso contrario, «se c'è un appoggio tecnico, va fatta la legge di Stabilità (perché non vogliamo farcela scrivere dall'Europa), una nuova legge elettorale e dopo di che si va al voto».
E conclude: «Io non sono un fan del voto anticipato ma a volte è una via d'uscita democratica a una situazione che rischia di diventare molto ingarbugliata». Dello stesso parere anche Epifani: «Non spero nelle elezioni anticipate - dice - ma non le temo».
Le analisi tra Epifani e D'Alema divergono sul congresso del Pd. Mentre il segretario conferma la data dell'8 dicembre, l'ex premier fa esercizio di realismo. Esclude che possa tenersi il congresso, in quanto - spiega - se si va al voto «tra fine febbraio ed i primi di marzo, a dicembre si dovrebbero fare le primarie per il candidato premier». Come a dire, non ci sarà il tempo per il congresso.
Insomma, sembra destinato a fallire il percorso individuato da Enrico Letta di continuare nella sua azione di governo. Ed anche per volere del suo stesso partito.
Così, tornano a crescere le quotazioni di chi scommette che il premier andrà al Quirinale per dimettersi al termine del suo intervento di domani alle Camere. In tal modo, il premier potrebbe correre - in caso di elezioni - come candidato del Pd; con l'obbiettivo di sbarrare la strada a Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze annuncia, via Twitter, di «non partecipare la festival delle dichiarazioni». Ed aggiunge: «Vediamo cosa deciderà il Parlamento. All'Italia servono fatti, non parole».
Intanto, conquista nuovi proseliti a Pisa, città Natale del premier Enrico Letta, e lo fa pescandoli proprio nell'area politica del Pd che finora faceva riferimento al presidente del Consiglio. Debutta il comitato «Pisa per Renzi» al quale hanno aderito numerosi ex lettiani.
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