Valditara: «Pdl, Lega, Scelta civica e Udc insieme? In alcuni Comuni è già realtà»

RomaL'ex parlamentare Giuseppe Valditara, passato nelle fila dei montiani, pensa già alle prossime elezioni: «Dobbiamo costruire un grande rassemblement di centrodestra per battere la sinistra».
Composto da chi?
«Pdl, Lega, Scelta civica di Monti e Udc. L'esperimento al Nord sta riuscendo».
Cioè?
«Alle amministrative di fine maggio, a Brescia, Cinisello Balsamo e Seveso le forze citate correranno insieme per vincere».
Prove generali per un accordo anche al centro, oltre che in periferia?
«Certo. L'obiettivo resta la grande rivoluzione liberale, eterna incompiuta di questo Paese».
Segnali di disgelo tra Berlusconi, Casini e Monti ci sono, no?
«Altroché. Monti sul Cavaliere ha usato toni molto concilianti. In politica serve realismo. Ammettiamolo: ha vinto Berlusconi».
C'è spazio per un'alleanza, quindi?
«Sì. L'elemento unificante dev'essere la battaglia per il presidenzialismo. Già oggi abbiamo una sorta di modello francese nei fatti, con l'azione di Napolitano. Istituzionalizziamolo con l'elezione diretta del capo dello Stato».
Ma la sinistra non fa i salti di gioia.
«Parte della sinistra. Molti settori del Pd sono d'accordo al presidenzialismo se abbinato a un sistema elettorale maggioritario a doppio turno».
Ha citato la legge elettorale, altro tema su cui ci si scanna. Preferenze sì o no?
«So che va di moda il ritorno alla preferenza ma io sono contrario. Troppo spesso, in alcune parti d'Italia, è fonte di corruttela».
Una grande alleanza dei moderati: parla come se le elezioni fossero alle porte.
«Questo non lo so. Ma so che certe cose la sinistra non le può fare. Ha notato che non si parla più di tagli alla spesa?».
Certo che sì. Perché?
«Perché la sinistra statalista non può essere a favore. La vera spesa non sta negli odiosi privilegi della casta che vanno eliminati; ma nel pubblico impiego, nei pubblici dipendenti».
Chissà quante resistenze Pd pure in materia di mercato del lavoro.
«È l'altro nodo. La riforma Fornero va cambiata e resa più flessibile. Voglio vedere Letta come si comporterà con la Camusso».
Il problema sta lì?
«Certo. Si ricorda Monti? Un mese prima di diventare premier era iper liberista e faceva battaglie sul Corsera contro la concertazione. Poi è stato bloccato dai veti della Cgil e del Pd e s'è impantanato».
Casini e Monti, però, sembravano avere una pregiudiziale nei confronti di Berlusconi.
«Vero. Ma va superata. Occorre superare i rancori e ritessere i rapporti. Anche perché, il superamento di Berlusconi sta nelle cose. Già non era candidato premier, figuriamoci nel, chessò, 2015?».
Però anche lei lo giudicò finito anzitempo, andando col Fli di Fini.
«Non temo l'autocritica.

Ma quando lasciai il Pdl dissi a Fini che dovevamo fare da pungolo a Berlusconi per fare le riforme liberali. Invece Gianfranco ha impoverito e radicalizzato il partito inseguendo Granata e Bocchino anziché Urso e Baldassari».

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