L'esercizio retorico di Carlo Calenda ormai è sotto gli occhi di tutti: a chiacchiere sostiene di assumersi tutta la responsabilità per la figuraccia del Terzo Polo in occasione delle recenti elezioni regionali, ma nei fatti continua ad avanzare tesi che addossano agli italiani le responsabilità per il quadro politico che si è creato. L'ex ministro dello Sviluppo economico non ha indietreggiato sulla sparata post elettorale. Anzi, ha rincarato la dose e si è di nuovo accanito nei confronti degli elettori.
Calenda contro gli elettori
Il numero uno di Azione, nella lettera inviata al Corriere della Sera, è rimasto sui suoi passi e ha confermato la propria linea: ha denunciato una "ipocrisia" di fondo quando si afferma che gli elettori hanno sempre ragione. Proprio su questo poggia la sua convinzione: "In una democrazia gli elettori non possono avere sempre ragione e contemporaneamente sempre lamentarsi della politica che pure hanno votato".
Calenda ha riconosciuto che nella democrazia l'elettore è il vero "Re", ma a tal proposito ha aggiunto che "anche i Re possono sbagliare". Poi, mettendo le mani avanti e specificando che la sua uscita non è da intendere come giustificazione del deludente risultato emerso dalle urne, ha scritto che nel nostro Paese "da molto tempo il voto degli elettori prescinde da ogni criterio razionale relativo alla capacità effettiva di governo delle istituzioni dei candidati in campo".
Su questo fronte il leader del Terzo Polo ha citato i precedenti casi in cui gli italiani si sono affidati al Movimento 5 Stelle e alla Lega di Matteo Salvini. Ovviamente non poteva mancare la ramanzina per aver votato Fratelli d'Italia: "Si vota la Giorgia nazionale del 'sono una madre, sono cristiana' (anche questo, uno slogan non esattamente pregno di significato politico)". In sostanza l'esponente di Azione ritiene che negli ultimi decenni "è prevalso il voto contro" a cui da ultimo "si è affiancato il voto per moda".
L'accusa agli italiani
Insomma, per Calenda si tratta di consensi che sono "fondati sul nulla" e che in breve tempo "tornano al nulla". Nella lettera ha trovato spazio anche l'ultima strigliata agli elettori: l'ex ministro ha scritto nero su bianco che per una parte della popolazione il voto "è diventato l'equivalente del televoto al Festival di Sanremo". Parlando della totale separazione tra elezioni e governo, ha annotato che tra voto contro e televoto "l'unica cosa che le elezioni non sono davvero più è il meccanismo di scelta delle persone più preparate per governare il Paese".
L'astensionismo ha raggiunto livelli altissimi: il partito del non voto si fa sempre più forte e di certo non è una buona notizia. Con quale coraggio Calenda ha impugnato la bacchetta per impartire una lezioncina a quei già pochi elettori che si sono recati alle urne? Solo il 40% ha esercitato il proprio diritto/dovere civico.
E allora sgridiamo loro per non aver votato Terzo Polo, giusto? Calenda piuttosto si interroghi sul motivo per cui gli italiani continuano a votare chi rappresenta una rottura con la politica di un passato a cui appartiene pure lui.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.