Io, assolto nel nome della Vergine

La Corte d’appello di Caltanissetta ha stabilito che non è diffamazione paragonare Caselli alla Madonna. Un magistrato «senza peccato originale» che con i suoi errori giudiziari ha fatto arrestare troppi innocenti

Io, assolto nel nome della Vergine

Temerario certamente. Ma, nonostante i mille travagli, convinto della necessità della critica, della libertà di opinione e della legittimità della satira. Come tutti sanno uno dei miei idoli polemici è il magistrato Gian Carlo Caselli. Tante ne ho dette, tante querele ne ho avute. L’ultimo caso riguarda una vicenda che mi ha molto appassionato sul piano umano: il suicidio del giudice Lombardini. Mai nessuno si è suicidato dopo le mie parole; ma sappiamo che dopo (non a causa di, sia chiaro) uno stringente interrogatorio di Gian Carlo Caselli con altri quattro pubblici ministeri concorsi a Cagliari con aereo di Stato e poderosa scorta (e quindi in modo certo non discreto, ma abbastanza spettacolare), Lombardini si suicidò. Era stato braccato come un criminale nel suo ufficio. E forse aveva patito un doloroso turbamento. Naturalmente il Csm registrò la regolarità del trattamento, e assolse da ogni responsabilità Caselli e i suoi. Ma io continuo a pensare che se, con discrezione, si fosse invitato alla Procura di Palermo, competente per Cagliari, il collega magistrato per interrogarlo non nel suo ufficio, forse il poveretto sarebbe ancora vivo. Ma nella piena convinzione della naturale innocenza di Caselli e della sua immacolata costituzione ho osato affermare che egli è «come la Madonna. È perennemente vergine». Fatico a capire in cosa consista l’offesa, sia per il credente sia per l’ateo; ma fatto sta che in primo grado, il 10 marzo 2008, sono stato condannato, senza condizionale, a sei mesi di reclusione, al risarcimento dei danni e al pagamento delle spese legali e processuali. Ieri, dalla Corte di appello di Caltanissetta, seconda sezione penale presieduta da Salvatore Nicastro, sono stato assolto perché il fatto non sussiste. Come appare di tutta evidenza. Naturalmente l’avvocato di Caselli, Francesco Crescimanno, ha sostenuto che io ero il solito Sgarbi, che avevo gravemente offeso il suo assistito costituitosi frattanto parte civile, e che meritavo la conferma della condanna. Puntualmente richiesta dal pubblico ministero. Non hanno avuto soddisfazione. I miei avvocati, il mitico Giampaolo Cicconi (che mi ha condotto a più di 250 assoluzioni su 300 querele) e Giovanni Di Giovanni del foro di Caltanissetta, hanno tentato una timida difesa della Madonna. Io non ero presente, ma sarà stato esilarante, così come è istruttivo che un pubblico ministero chieda e ottenga una condanna a sei mesi di reclusione, e un giudice, più distaccato, concluda «che il fatto non sussiste». E infatti, dov’è il fatto? Che la Madonna sia vergine è un mistero della fede. Lecito dubitarne, ma legittimo crederci. Chi mi assolve è, dunque, un giudice ateo o un giudice credente? Argomento sul quale forse non avremo una esplicita dichiarazione di Salvatore Nicastro, che si è permesso di non considerare insultato l’insigne collega. Ma, a ben vedere, l’affermazione o l’imprecazione, o invettiva: «Per la Madonna», ha a che fare con la Madonna? Ed è una bestemmia? Potrebbe capitare che un cattolico rigoroso, oltranzista, mi quereli per aver insultato la Madonna paragonandola a Caselli? Su questa fattispecie sarebbe lecito interrogarsi; e anche su un’eventuale condanna. Nel caso di Caselli il riferimento alla Madonna è, evidentemente, metaforico. Si intende che egli è senza peccato originale, e non può sbagliare, nonostante i tanti errori giudiziari che lo hanno portato a inquisire e a far arrestare persone che si sono poi rivelate innocenti. Presto la Cassazione dirà l’ultima parola, per esempio, sul processo a Calogero Mannino, arrestato per ventitré mesi e assolto, dopo un annullamento della Cassazione con rinvio in un secondo processo d’appello. Ma è inutile sottolineare le inchieste sbagliate, i processi (che non si possono definire «politici») finiti con sentenze che hanno smentito l’impianto accusatorio di Caselli. Egli, nelle sue convinzioni profonde e nella considerazione dei suoi fan, ha sempre ragione. E non può essere criticato neanche paragonandolo alla Madonna. L’Immacolata Concezione di Maria è stata promulgata, come dogma della fede, nel 1854 da Pio IX. Sono quindi 156 anni che gli uomini di fede, e tutti i cristiani, che nella generazione di Caselli erano il 95 per cento degli italiani, credono a questa verità misteriosa. Capisco che averla avvicinata all’integrità, alla probità, al candore di Caselli può sembrare eccessivo o esagerato; ma non capisco come possa offendere l’ateo o il credente, se non a danno della Vergine.

Mi chiedo allora: perché si querela qualcuno per una frase più paradossale che offensiva? Non si intende, con ciò, sfiancarlo (40 querele ho avuto da Caselli, 38 vinte), dissuaderlo dal continuare a fare lo spiritoso? Perché io, una battuta di spirito intendevo fare, non una critica, e che la Madonna mi perdoni.

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