«Io nel mirino del terrorismo perché stano gli integralisti»

Spero che il corteo contro di me non sia autorizzato

«Io nel mirino del terrorismo perché stano gli integralisti»

Onorevole Daniela Santanchè, mi consenta tre parole: Brescia, Hina, comunità pachistana. Tre parole che sembrano intersecarsi con il suo impegno politico. Il grande avvocato Carnelutti diceva che «una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze sono un indizio, ma tre coincidenze costituiscono una prova». Glielo ricordo perché i pachistani arrestati a Brescia come finanziatori degli attentati a Mumbai, avevano progetti poco rassicuranti anche su di lei. Parliamo di prova o di coincidenza?
«No, secondo me dobbiamo parlare soltanto di irriducibili dell’islam. Io dico che grazie alle tante battaglie che ho fatto, alle tante parole forti che ho usato, così come grazie alle battaglie e alle parole forti di tanti altri come me - beh a dire il vero mica poi tanti! - finalmente questi irriducibili li stiamo stanando».
In che senso, onorevole?
«Nel senso che cominciano a essere arrestati e che si inizia a capire che costoro, gente come Game, il kamikaze della caserma Santa Barbara di Milano, non sono terroristi fai-da-te. Sono invece organizzati e soprattutto irriducibili dell’islam. Ripeto, ho usato anche parole forti e provocazioni, ma soltanto perché convinta che si tratta degli strumenti necessari da un lato per stanare gli irriducibili e dall’altro per fare emergere l’esistenza di un islam moderato».
Lei ci crede? E in che modo l’islam moderato potrebbe dare una mano nella battaglia contro i fanatici?
«Io ci voglio credere. Solo che adesso, da questo islam moderato, mi attendo dei segnali. Che per esempio dagli imam delle moschee illuminate, come quella di Roma, faccio un nome per tutte, giunga un segnale forte e chiaro. Per esempio mettendosi al fianco di chi, come me, conduce queste battaglie. L’islam moderato deve volere la legalità in questo Paese».
In concreto come, al di là della condivisibile enunciazione?
«Potrei ricordare il primo dei tanti “perché?” ai quali mi attendo venga data risposta. Per esempio - è stata la prima proposta che ho portato avanti - “perché” non ci possiamo trovare fianco a fianco con questi moderati per poter arrivare a un registro degli imam, alla trasparenza amministrativo-contabile delle moschee, al sermone in italiano? Bene, se questo islam moderato c’è, e lo ripeto, ci voglio credere, da domani li attendo al mio fianco. Anche per loro, perché forse non hanno ancora colto un concetto fondamentale… ».
Quale concetto?
«Che tutto quanto sta succedendo fa più male a loro che non a noi italiani. Ne sono convinta, così come del fatto che non ci sia però più tempo da perdere. Quindi, rivolta a loro, dico: iniziamo da subito a trovarci insieme nelle stesse battaglie».
Lei prima ha accennato a tanti “perché?” posti dalla convivenza con chi ha origini, tradizioni e fedi diverse. Per esempio?
«Premetto, lo dico con convinzione, da donna libera, di credere nell’immigrazione e nella convivenza. Ma aggiungo subito di non crederci più se al centro non viene messa la legalità. Alla quale, per rispondere alla sua domanda, chiedo innanzitutto: “Perché non chiudere subito la moschea di viale Jenner, sulla cui pericolosità non ci sono più dubbi?”. O ancora: “Perché si dovrebbe insegnare il Corano nelle scuole di un Paese cristiano?”. E aggiungo: “Perché dovremmo togliere il crocifisso o evitare di fare il presepio ai nostri bambini?”. Come vede i “perché?” sono tanti, di buon senso, e potrei continuare ad aggiungerne altri. Ma ora, subito, è dall’islam moderato che attendo le risposte».
Mi sembra che le donne islamiche, o quantomeno la parte migliore di esse, le abbiano già risposto positivamente.
«Certo, e non a caso, dato che in quelle comunità sono proprio le donne a essere le più indifese, le più esposte, le più calpestate nei diritti elementari. E questo fin dalla più tenera età, come dimostra il fenomeno presente anche in Italia delle spose bambine, con tutti gli orrori psicologici e fisici che ne derivano».
E Daniela Santanchè - contro la quale a Brescia pare stiano organizzando una bellicosa pubblica manifestazione - come si sente? Ha dovuto cambiare abitudini di vita?
«Certo e non mi piace per nulla dato che oggi sono molto meno libera. Quanto alla manifestazione annunciata a Brescia, penso sia un fatto molto grave proprio in quanto primo caso di manifestazione ad personam in Italia. Mi auguro che ora siano tutti siano compatti nel fare una battaglia affinché una simile iniziativa non venga autorizzata.

Non lo dico per me, ma perché se nel Paese passasse questo concetto, sarebbe molto grave e pericoloso. Di queste battaglie io sono comunque già un simbolo, ma vorrei che si capisse verso quali rischi, di questo passo, stiamo andando incontro».

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