«Io, vedova di Linate così ho trovato la forza per crescere tre figli»

Tragedia di Linate, ottavo anniversario. Si sono dati appuntamento nella basilica di Sant’Ambrogio i parenti delle 118 vittime del più grande disastro aereo mai avvenuto in Italia. Si sono abbracciati e hanno ricordato. In silenzio. Dopo otto anni, il dolore cambia forma: non è più disperazione ma diventa una sottile malinconia che torna fuori come una fitta, soprattutto durante le ricorrenze. Ci sono tanti modi per ricordare quel giorno. Noi abbiamo scelto di farlo raccontando la storia di chi ha dovuto trovare il coraggio per andare avanti. Come quella di Adele Scarani, che a bordo di quell’aereo aveva suo marito Maurizio Pesapane. Prima di tornare con la mente a quel giorno, si accende una sigaretta e fa un sospiro. Poi comincia. «A ogni anniversario, faccio il bilancio di questi anni e mi chiedo come ho fatto ad affrontare tutto: quella telefonata, l’attesa, la notizia del riconoscimento del dna, i funerali, avvenuti proprio nel giorno del mio compleanno. In quel periodo la mia vita si era fermata».
Poi la forza è arrivata, da qualche parte, e Adele ha cresciuto da sola i suoi tre figli. Ora Filippo ha 21 anni e studia medicina, Serena ne ha compiuti 25 e lavora a Parma e Lucia, 28 anni, si è trasferita a Parigi per lavorare nel settore dell’arte. «Vedere che stanno inseguendo e realizzando i loro sogni - spiega - mi fa pensare che hanno superato le insicurezze del primo periodo, mi fa pensare che ora stanno bene». Adele è stata una mamma intelligente: ha messo da parte il suo dolore e ha sfoderato la grinta. «Ora che i miei figli sono più sereni - spiega, con gli occhi che le brillano - sto cominciando a ripensare un po’ a me stessa. Ma è stata dura, davvero dura». Lei, assieme a Paolo Pettinaroli, è tra i membri più attivi del comitato «8 ottobre», poi trasformato in fondazione. Carattere per natura frizzante, ha reagito e ha trasformato la sofferenza in una battaglia. Una battaglia per la sicurezza, perché non accadano mai più altre tragedie come quella che le ha strappato l’uomo della sua vita. «L’anno prossimo - racconta orgogliosa - ospiteremo a Milano il convegno mondiale sulla sicurezza. Abbiamo un mucchio di cose da fare per quella data». La fondazione ha anche intenzione di assegnare delle borse di studio per i giovani che si occupano di aeronautica e partecipa regolarmente ai convegni sulla sicurezza dei trasporti.
Adele sprizza energia dagli occhi e la regala anche a quelle vedove di Linate che non hanno trovato la stessa positività per reagire. «So cosa stanno passando e non voglio lasciarle sole» si è detta un giorno Adele. E, con semplicità, si è messa a organizzare tè del pomeriggio, pizzate di gruppo e viaggi, per combattere la solitudine e far ritrovare un po’ di gioia a chi ogni mattina si sveglia e come prima cosa manda un bacio a una foto incorniciata sul comodino. «Ho capito che vivere è più faticoso che sopravvivere, ci vuole più coraggio».
Le chiediamo notizie dell’unico sopravvissuto all’incidente, Pasquale Padovano. «È dentro e fuori dagli ospedali - racconta Adele -. Ma è vivo. La sua famiglia gli può dare la buonanotte ogni sera».

In questi anni, Adele e i parenti delle vittime di Linate hanno anche dovuto fare i conti con l’amarezza per la sentenza in appello, confermata in cassazione, che ha assolto i dirigenti dell’Enac. «All’inizio ero furente - dice Adele - Mi faceva impazzire l’idea che per i magistrati non ci fossero colpe. Poi ho metabolizzato tutto. In ogni caso, nessuna magistratura mi avrebbe potuto ridare mio marito».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica