«Con Juve, Inter e Milan noi non giochiamo»

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Marcello Di Dio
Il Parlamento non ce la fa a scrivere un’altra legge sui diritti tv del calcio, ma la politica non ce la fa a starsene in disparte. Così per martedì prossimo il ministro delle Comunicazioni Landolfi convocherà un tavolo comune per affrontare il problema, invitando i soggetti interessati: dal presidente della Figc Carraro a quello del Coni Petrucci, ai vertici di Rai, Mediaset, Sky e La7. Nel frattempo il mercato va avanti e l’ultima partita di giro delle cessioni (questa volta da Mediaset a Sky per i diritti criptati della Juve, biennio 2007-2009) segnala il successo delle società coinvolte. La Tv di Murdoch ottiene a 157,3 i diritti con un risparmio rispetto al precedente contratto del 20%, la Tv di Segrate recupera in un colpo solo l’80% della cifra investita (218 per due stagioni) nei confronti della Juve: adesso deve vendere alle altre piattaforme per ammortizzare completamente l’esborso. Giraudo è contento ormai da qualche settimana: ha chiuso con un solo attore la trattativa e portato a casa un ricco incasso iscritto nel 2005 per rilanciare il titolo in Borsa. Il resto della sfida si gioca a suon di dichiarazioni. E ieri anche la Sampdoria si è schierata al fianco di Della Valle e Zamparini. Il presidente Riccardo Garrone, infatti, ha minacciato: «Boicottiamo le sfide con le tre grandi (Juve, Milan e Inter, fautori della vendita soggettiva dei diritti tv, ndr) o, in alternativa, mandiamo in campo gli allievi nazionali per togliere interesse a queste gare. Se tutte le quindici società, e mi auguro che Lazio e Roma si aggreghino a noi, facessero questo, nessuna avrebbe danni perché verremmo tutti penalizzati allo stesso modo in classifica». Una proposta choc, che ricorda quella fatta da 18 squadre della Liga spagnola contro Real Madrid e Barcellona. Se Garrone non farà marcia indietro, già Milan-Sampdoria del 28 gennaio (il giorno dopo l’appuntamento fissato da Galliani in Lega per discutere della questione) diventerebbe un caso spinoso. Il numero uno blucerchiato si aspettava un intervento politico («quanto avvenuto in Parlamento è demoralizzante e strabiliante, si è trattato di un clamoroso autogol di Forza Italia»). E l’idea del boicottaggio trova radici in una situazione che da tempo lamenta. «Quando tre anni fa acquistai la società - racconta Garrone - avevo fatto una previsione di investimenti, poi superati, che di fatto sono andati oltre i 100 milioni di euro. Vedendo l’iniquità nella ripartizione dei diritti tv ero convinto che la situazione sarebbe mutata, ma non è stato così. Quello che succede nel calcio è un’anomalia». Garrone parla anche di «arroganza delle tre grandi» e si dice pronto a «mutare la strategia di mercato se entro i prossimi mesi non ci sarà un cambiamento radicale: bisogna cercare di avere costi pari o non lontani dai ricavi». Infine una tiratina d’orecchi alla Juve: «Il fatto che, come dice Giraudo, non possa rinunciare ad una lira perché è quotata in Borsa è una cosa ridicola. Anche lui deve correre i rischi del mercato». «Quella del boicottaggio mi sembra una proposta intelligente - commenta Zamparini -. Noi non trattiamo e non giochiamo, al massimo possono penalizzarci di un punto in classifica. Si facciano il campionato tra di loro, un campionato fasullo come il wrestling». A rinforzare lo schieramento dei «ribelli» si aggiunge anche il presidente dell’Ascoli, Benigni. «Io sono sempre per il dialogo, ma siamo tutti molto arrabbiati, queste sono normali reazioni istintive». E le altre società? Alcune stanno alla finestra, altre vogliono tornare alla vendita collettiva dei diritti tv, ma non sembrano disposte a spaccature.

«Non voglio assolutamente parlare di boicottaggi, scioperi e commissari, bisogna cercare una soluzione ideale per tutti», dice il presidente del Livorno, Spinelli. Il patron del Siena, De Luca, denuncia: «Tutti se la prendono con Juventus e Milan, ma gli altri club vincono meno perché sono meno organizzati».

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