Katsav, nel Ghetto come a casa

Ariela Piattelli

Nel 1982, in seguito all’attentato alla Sinagoga di Roma, un ministro israeliano si recò a far visita ai feriti. Era Moshè Katsav, oggi presidente dello Stato d’Israele, che mercoledì ha voluto iniziare la sua visita agli ebrei romani proprio incontrando i feriti di allora. Katsav si è sentito a casa, entrando nella Sinagoga romana, circondato dallo scroscio di applausi e da centinaia di bandiere israeliane.
Dopo i discorsi del Rabbino capo Riccardo Di Segni, e del presidente della Comunità ebraica di Roma Leone Paserman, che ha ripercorso la storia del legame tra la millenaria comunità e Israele, Katsav ha pronunciato parole di amicizia verso gli ebrei romani, verso Roma e verso l’Italia: «Voi fate parte della Comunità ebraica più antica d’Europa. L’Italia, amica d’Israele, è uno dei Paesi che meglio combatte il terrorismo. Il presidente Berlusconi (che Katsav ha incontrato mercoledì scorso) ha guidato l’iniziativa insieme a Tony Blair per condannare le parole del presidente iraniano Ahmadinejad. Lode agli italiani che hanno aderito pochi giorni fa alla fiaccolata indetta dall’amico Giuliano Ferrara contro quelle parole».
Katsav sottolinea l’importanza di questa visita, ricorda i momenti salienti della storia ebraica, le persecuzioni, la volontà degli ebrei della diaspora di conservare la propria identità, la nascita dello Stato d’Israele: «E dopo tutto questo - continua Katsav - ecco il Presidente dello Stato d’Israele che visita la Comunità ebraica di Roma». Una data storica per gli ebrei romani e per Israele, perché questa è la prima visita di Stato in Italia di un presidente dello Stato ebraico. Katsav era venuto per i funerali di Papa Giovanni Paolo II, ieri si è recato in visita a Papa Benedetto XVI e proprio al mondo cattolico rivolge parole di stima e auspica un futuro di collaborazione: «Abbiamo celebrato i quarant’anni della Nostra Aetate e lodo la Chiesa per quella dichiarazione. I cristianesimo e l’ebraismo hanno radici comuni ed è giunto il momento che siano uniti per cercare di dare al mondo un futuro migliore».
Con parole di speranza Katsav ha salutato gli ebrei romani e ha concluso il suo incontro con la Roma ebraica: da buon appassionato di archeologia ha svolto nei giorni scorsi una visita presso alcuni monumenti e scavi di Roma e Ostia Antica. Mercoledì sera si è recato al nuovo Museo ebraico che verrà aperto al pubblico martedì.

E siccome anche il palato vuole la sua parte, l’ultima tappa dell’intensa giornata romana di Katsav è stato un ristorante kosher nel cuore del Vecchio Ghetto dove ha goduto di un altro «tesoro di Roma», la cucina giudaica romanesca, degustando i celebri «carciofi alla giudia» e altri piatti tipici insieme agli esponenti della Comunità ebraica e ad alcuni amici, tra i quali Giuliano Ferrara.

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