Nel gioco, in verità oramai poco divertente, degli sprechi allitaliana, anche questa è carina. Da otto anni esiste unorganizzazione elefantiaca che si chiama Ages, acronimo di Agenzia per la gestione dei segretari comunali. In pratica questa simpatica organizzazione si occupa di formare i nuovi segretari (dispone di cinque scuole ad hoc), nonché di curarne lavanzamento professionale, i loro problemi giuridici, la loro collocazione nella varie amministrazioni comunali Solo che costa. Costa, a noi contribuenti, 120 milioni di euro allanno. Perché costa così tanto? Francamente riesce difficile comprenderlo anche se il presidente, Fabio Melilli, che è anche il presidente piddino della Provincia di Rieti, difende lattività della sua Ages. Per esempio riesce difficile comprendere perché lAges debba avere, manco fosse la Ford, qualcosa come 170 consiglieri damministrazione, tra cui molti ex parlamentari e un mare di politici, e perché debba avere una sede in ogni Regione, per esempio anche in Umbria, dove ci sono 93 Comuni che potrebbero venir gestiti in venti minuti con un computer, e ancora non si capisce perché, in ogni sede regionale, ci debbano essere nove consiglieri damministrazione. Cui si aggiungono: un consiglio nazionale di nove persone, un Collegio sindacale e, addirittura, un comitato strategico e gli immancabili consulenti. A finanziare lAges sono, per legge, i Comuni e le Province. Ed è una spesa esagerata. Tanto che anche il finiano Italo Bocchino nei giorni caldi in cui calava la scure della Finanziaria, se ne è uscito dicendo: «Se servono soldi è meglio fare tagli allAgenzia nazionale dei segretari comunali, che costa 120 milioni di euro lanno e le cui competenze possono essere trasferite al ministero dellInterno».
Già, le competenze. Compito fondamentale dellAges resta quello di verificare i titoli e di concedere il benestare sul nome del segretario comunale ad ogni assegnazione. Non proprio unimpresa ardua, riconosciamolo. Che tuttavia viene delegata alle sedi regionali e ai loro consiglieri, compensati a gettone. Un compitino (peraltro, un tempo, svolto dalle prefetture) che frutta unindennità ed un rimborso-spese di oltre 1200 euro mensili. Che, per molti dei consiglieri, si vanno a sommare agli introiti di un secondo o di un terzo lavoro. Visto che di tempo per fare altro ne rimane. È il caso di aggiungere che lAges non si limita a tenere la gestione dellAlbo dei circa 4500 segretari comunali, ma si preoccupa altresì di garantire uno stipendio a quanti di loro rimangono «in disponibilità». Cioè ai disoccupati. Che hanno perso una sede perché il sindaco ha deciso di cambiare segretario comunale (impropriamente si potrebbe parlare di cassa integrazione se non fosse che la loro cassa integrazione dura quattro anni anziché due anni comè per ogni altra categoria lavorativa). Per pagare queste persone lAges sborsa da un minimo di 2500 euro fino ad un massimo di 6mila euro al mese. Gran parte dei soldi gestiti dallAges proviene da un Fondo finanziario di mobilità di cui si fanno carico gli enti locali, determinato in rapporto alle dimensioni del Comune. Il segretario generale di un Comune sui 7mila abitanti può guadagnare, al lordo e mediamente, 54mila euro allanno, e ovviamente parecchio di più nei centri maggiori. A questi soldi vanno aggiunte altre indennità nonché i diritti di rogito e quelli di segreteria. Non male.
«Lo ammetto, quella che presiedo è una struttura ridondante e anche costosa, così come è strutturata non ha ragione di esistere - esordisce Fabio Melilli, al telefono con Il Giornale - per questo motivo noi stessi dellAges sono tre anni che facciamo proposte di ridimensionamento prima che i cittadini, esasperati, arrivino a linciarci». Per esempio? «Per esempio quella di togliere tutte le sedi regionali e riorganizzare la struttura in due grandi sedi al Nord, una al Centro e una al Sud. Sarebbe già un buon inizio per cominciare a risparmiare». Già, ma anche le uscite sono ridondanti... «Oltre un decimo del nostro bilancio lo spendiamo per dare uno stipendio ai segretari disoccupati in attesa di essere richiamati in servizio da qualche Comune.
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