L’altro MiTo, concerti anche in metrò

La musica è un’alleata dei diritti civili, «inno alla gioia, diritto alla vita». Lo dice l’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Massimiliano Finazzer Flory, che ha fatto proprio l’appello per salvare Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana condannata alla lapidazione per adulterio. Appello rilanciato attraverso il canale di Mito, il festival musicale inaugurato ieri sera con il concerto alla Scala dell’Orchestra del Gewandhaus diretta da Riccardo Chailly.
L’appello verrà letto allo scoccare di ogni appuntamento di Mito, quindi fino al 23 settembre, cioè allo scadere di una manifestazione voluta fortemente dal presidente Francesco Micheli. Una festa della musica (anzitutto) classica, jazz, pop, rock, etnica, e che va a sollecitare sale di rito, addirittura templi musicali, la Scala in testa, ma pure luoghi alternativi.
Per il secondo anno consecutivo entra infatti in gioco MitoFringe, 120 concerti fuori cartellone nelle strade, piazze, stazioni metropolitane, ferrovie, parchi e giardini. Gli interpreti? Come è nello spirito di ogni festival Fringe, sono giovani emergenti in cerca d’una vetrina, musicisti che Mito ha selezionato dopo averne valutato le referenze. E chissà che pure questa frangia laterale e ufficiosa del festival possa scovare talenti, così come è accaduto al Fringe dei Fringe, cioè il Festival di Edimburgo, che – fra i tanti - ha fornito il trampolino di lancio a Rowan Atkison, sì proprio Mr. Bean. Per MitoFringe si improvvisa palcoscenico la piazza Mercanti (l’8, il 12 e il 15 pomeriggio). L’appuntamento nelle stazioni della metropolitana, Cordusio, Cadorna e Duomo, è per tutti i giovedì, venerdì e sabato pomeriggio. Il 7 e 21 è coinvolta la stagione Garibaldi, mentre le domeniche ci si sposta nei parchi. Nei fine settimana MitoFringe si allarga alle aree più periferiche, dunque Baggio, San Siro, Casoretto, Pratocentenaro e Isola. E ancora concerti nei chiostri (il 13 in Santo Spirito e il 20 presso la Società Umanitaria). Ogni lunedì si spezza la quotidianità cittadina con appuntamenti nelle strade, da Corso Vittorio Emanuele, a Fiori Chiari e via Dante. Ci si infiltra anche nelle Università.

Centinaia di proposte, ufficiali e ufficiose, sulla base delle quali Micheli, da uomo della finanza, dice: «La crisi c’è ma non è crisi della cultura. Perché non pensare che la cultura sia una forma di sviluppo che contribuisce al pil del Paese?».

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