L'attesissima Nuclear Posture Review, la nuova politica di difesa nucleare statunitense è davvero all'insegna di quella «denuclearizzazione» di cui l'amministrazione Obama ha fatto un suo cavallo di battaglia.
Il documento rappresenta una svolta, sia pure parziale, rispetto al passato, perché gli Usa rinunciano ad impiegare per primi l'arma nucleare contro alcuni avversari. Obama ha infatti dovuto accettare diverse eccezioni, necessarie per evitare lo scontro in Congresso con i Repubblicani, ma anche per non «rompere» con l'establishment militare.
Le bombe dunque si possono tirare contro altre potenze nucleari nonché contro i Paesi che non hanno firmato il trattato contro la proliferazione nucleare (Npt) o ne hanno violato le disposizioni. Come Iran e Corea del Nord. Gli Usa rinunciano ad impiegare armi atomiche anche se attaccati con armi chimiche o biologiche da Paesi che rispettano l'Npt. Ma rimane l'opzione di una ritorsione nucleare nel caso in cui lo sviluppo di armi biologiche raggiungesse un livello tale da rendere possibile un colpo devastante contro gli Stati Uniti. Mentre chi non rispetta l'Npt rischia una ritorsione nucleare anche in caso usi armi chimiche e persino convenzionali.
La precedente edizione del documento, emanato da George W. Bush nel 2002, prevedeva che gli Usa potessero impiegare le bombe in caso di attacco condotto con armi di distruzione di massa, nucleari, chimiche o biologiche, ma anche di attacchi convenzionali e persino di azioni terroristiche efferate. Obama impone più restrizioni, ma meno di quelle che ci si attendeva. E conta relativamente poco che blocchi lo sviluppo di nuovi tipi di bomba. Anche perché si dà il via all'«aggiornamento» di quelle esistenti.
Molte potenze nucleari, come la Francia, hanno una dottrina nucleare identica a quella di Bush, volta a lasciare un aggressore nella incertezza circa la reazione in caso di attacco. Chissà se ora seguiranno Obama nella sua crociata.
La svolta americana beninteso è resa possibile dallo straordinario progresso raggiunto nel campo delle armi convenzionali, che oggi sono in grado di provocare sul nemico gli effetti che un tempo sarebbero stati possibili solo con le armi atomiche. Nessun altro Paese, alleato o meno, ha questa capacità. Gli Usa quindi non disarmano davvero... cambiano solo armi.
E anche il trattato bilaterale russo-americano New Start per la riduzione dei rispettivi arsenali nucleari strategici, che sarà firmato domani a Praga, ha un significato più simbolico che concreto. Perché consente a ciascuna parte di mantenere 1.550 testate «strategiche» (per non parlare di quelle più piccole, quelle tattiche). Ed averne 2.000 o 1.550 dal punto di vista militare conta relativamente poco.
Ma per arrivare davvero ad un mondo senza armi atomiche serve ben altro, ammesso che questa sia una prospettiva realistica.
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