L’estate della corsa al ticket Così il turista viene «ripulito»

Dalla tassa sul lusso della Sardegna agli aumenti di Venezia riservati ai forestieri. Per godersi le Eolie sarà necessario sborsare 5 euro

Nino Materi

Il sospetto è che più di qualcuno ci marci o miri a fare il furbo. Dietro la favoletta della tutela dell’ambiente nelle sue varie declinazioni (lotta all’inquinamento, difesa del patrimonio artistico, salvaguardia della natura, rispetto delle tradizioni) in molti puntano a un solo obiettivo: fare cassa. Una sorta di «autofinanziamento creativo» su base locale che ha individuato nel turista la pecora perfetta da tosare.
E così da Nord a Sud si sta sviluppando il teorema della «doppia tariffazione» (i residenti pagano una quota standard, i «forestieri» una quota maggiorata). Come mai? I residenti votano, mentre gli «stranieri» no. E allora dagli addosso al turista, come accade a Venezia dove per quelli che vengono «da fuori» i traghetti costano cinque volte di più, per non parlare dei ristoranti. Un brutto giochetto che ha trovato nel sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, e nel presidente della Regione Sardegna, Renato Soru, i campioni assoluti, prontamente imitati da una schiera di sindaci che nei turisti vedono limoni da spremere fino all’ultima goccia. Un esercito di amministratori che - non potendo contare su una «tassa sul lusso» modello Soru - hanno ripiegato su mezzi più modesti, come auto e bus. Così che nella località balneare di Bacoli (Napoli), che in estate passa da 30mila a 100mila abitanti, gli automobilisti che accedono alla fascia litoranea da giugno ad agosto devono pagare il ticket: 5 euro per le auto, 15 euro per le vetture che trasportano fino a 9 persone, 50 euro per i pullman. Bazzecole rispetto ai 180 euro pagati a Venezia dai bus in arrivo a Piazzale Roma, anche se il vero sogno di Cacciari sarebbe quello di «far pagare la visita a Venezia a tutti, come se fosse un museo».
Intanto Letizia Moratti annuncia, da Milano, che da inizio 2007 sarà introdotta in via sperimentale la pollution charge, «pedaggio d'ingresso per tutti i veicoli legato alle emissioni inquinanti».
Una strada quest'ultima già percorsa, con i dovuti distinguo, dal primo cittadino di Bologna Sergio Cofferati, che da qualche mese applica il ticket sull'entrata delle auto nelle Ztl del centro, con strette limitazioni sugli ingressi mensili consentiti. Sull'esempio di altre città europee come Londra, dove dal 2003 per entrare nella «zona blu» si pagano fior di sterline, ma anche, più modestamente, del versante altoatesino del Passo Rombo, dove chi transita anche sul lato austriaco paga in quel Paese circa 13 euro, importo destinato per il 20% alle casse della Provincia di Bolzano. Anche se il presidente della stessa Provincia Durnwalder vorrebbe da tempo introdurre il pedaggio anche su altri passi dolomitici, per ridurre il traffico e aumentare la sicurezza sulle strade di montagna.
Dalle Alpi alle sempre più intasate isole Eolie in Sicilia, dove il sindaco Mariano Bruno annuncia: «Dal prossimo anno il ticket di ingresso, già applicato, passa da 1 a 5 euro».
Ma di ticket d’accesso (revival della «tassa di soggiorno») si sta ragionando anche a Firenze, dove si pensa ad un progetto esteso alle vicine Prato e Pistoia, ma che non trova d'accordo il sindaco di Siena, già soddisfatto dei risultati ottenuti con la Siena Card, che concede a residenti e lavoratori uno sconto del 50% sui parcheggi. Mentre a Pisa per ora ci si ferma alla soluzione, già adottata da tempo, dei pedaggi imposti ai bus turistici.
Due stratagemmi che anche Venezia conosce già, visto che i bus pagano gli ingressi nella Ztl e che i turisti ora versano 5 euro per salire in vaporetto (i titolari di «Carta Venezia», cioè i residenti pagano invece solo un euro). Ma per le casse di un Comune dove il centro storico conta meno di 60mila abitanti ancora non basta.
Da qui il rilancio di Cacciari sul vecchio ticket, tema che del resto agita le cronache cittadine da almeno 20 anni, con il suo puntuale contrappunto della programmazione degli accessi.

A riproporre il binomio è stato il Codacons con il suo presidente regionale, Franco Conte: «Qui non serve il ticket, ma un numero contingentato di accessi a Venezia, sul modello delle salite programmate sulla Torre Eiffel». Noblesse oblige.

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