L’euro sbarca anche in Slovenia Timori per la crescita dei prezzi

Tre anni fa il Paese era diventato membro dell’Ue. Oggi l’economia è forte

«Per noi non ci saranno problemi perché il nostro popolo è abituato ai cambiamenti». Il signor Katanek non teme per i suoi affari. Sa che il suo negozietto di frutta e verdura nel centro di Lubiana resisterà anche all’euro. «Il nostro Paese - dice - confina con l’Austria e con l’Italia e qui i turisti hanno già da tempo fatto conoscere agli sloveni l’euro. E noi ora ci sentiamo orgogliosi».
Tre anni dopo l’ingresso nell’Unione Europea, a quindici anni di distanza dall’indipendenza dalla ex Jugoslavia, la Slovenia cambia ancora moneta e adotta l’euro. Già nel 1991 aveva voluto segnare l’indipendenza dalla Jugoslavia inventandosi una moneta tutta loro. Il tallero era la divisa della nuova democrazia, dopo anni di economia sotto stretto controllo di Belgrado.
Pochi minuti dopo la mezzanotte del 31 dicembre, i bancomat hanno cominciato a distribuire l’euro sloveno, stampato in Finlandia. L’ex paese comunista, che oggi vanta la media più alta al mondo di computer portatili per abitante, ha fatto le cose in grande e per bene. Si era preparato a lungo per arrivare in forma a questo appuntamento, come un vero e proprio progetto nazionale. I talleri vanno in pensione, ma qui non sembrano avere rimpianti. L’impatto è stato definito «morbido», senza scossoni e senza particolari problemi, e tutto è andato secondo le previsioni. I dati economici sono eccezionalmente buoni: l’inflazione al 2,5 per cento, crescita prevista 5 per cento per il 2007, e soprattutto è stato l’unico di quei dieci ad aver ottenuto lo scorso giugno il biglietto d’ingresso per la zona euro. È stato Mitja Gaspari, il governatore della Banca centrale slovena, eccezionalmente aperta per l’occasione a ritirare con fierezza le prime banconote da 10, 20 e 50 euro allo sportello ieri mattina. Decine di migliaia di persone nel piccolo Paese hanno festeggiato l’avvenimento con il Capodanno, nelle piazze di Lubiana musiche e fuochi d’artificio per salutare la nuova moneta che avvicina ancora di più ai cugini europei. Più di 3mila palloncini con la scritta «Euro per tutti» sono stati lanciati a mezzanotte.
«Nel 2006, la Slovenia ha fatto un grande passo in avanti per consolidare il suo ruolo nella famiglia dei Paesi europei», ha sottolineato il premier Janez Jansa in un discorso rivolto ai cittadini. Per gli sloveni, questa tappa è storica quanto lo è per i bulgari e rumeni entrare sotto l’ombrello europeo.
Ora l’attenzione è tutta per i primi mesi di vita della nuova valuta. I rincari sono il virus più temuto che potrebbe infettare un esordio così positivo. L’inflazione è una paura più che giustificata. Gli sloveni hanno guardato oltreconfine e hanno visto i problemi dell’Italia. Ma anche su questo il Paese sembra essersi attrezzato soprattutto con una capillare azione di controllo e autocontrollo da parte dei negozianti.

Fino a marzo poi i commercianti sono tenuti a esporre i prezzi nelle due valute, per permettere confronti, e fino a metà gennaio accetteranno pagamenti anche in talleri, dando come resto solo l’euro.
I più scettici invece preferiscono aspettare un paio di giorni prima di sbilanciarsi: «Da oggi cominceranno le difficoltà con i conti - dicono alcuni di loro - non ci resta che armarci di calcolatrice».

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