L’INTERVISTA JEAN SOREL

ParigiCoi film che ha interpretato, Jean Sorel ha vinto due volte il Leone d’oro: la prima volta fu con Vaghe stelle dell’Orsa di Luchino Visconti, la seconda con Bella di giorno di Luis Buñuel. Negli anni Sessanta era uno dei maggiori attor giovani europei, ma anche uno dei non molti aristocratici che recitassero. Ma il suo incontro con il principale artistocratico della regia, Visconti, non fu immediato.
Signor Sorel, come venne scelto per Vaghe stelle?
«Mia moglie, Anna Maria Ferrero, conosceva Visconti. Avevo fatto un provino per lui a Parigi per il dramma di Tennesse Williams, La dolce ala della giovinezza...».
Il dramma poi non si fece.
«La seconda occasione venne con la convocazione da parte della Vides di Franco Cristaldi».
Prosegua.
«Visconti mi ricevette a casa sua. Abbiamo parlato per un’ora, di tutto tranne che del film. Aveva un bel francese per i primi venti minuti, poi si stancava di parlarlo».
Lei fu la prima scelta?
«No. Venivo dopo Tab Hunter, che Visconti voleva, ma che fu rifiutato dalla distribuzione americana, perché apertamente omosessuale. Allora questi brutti episodi accadevano».
Visconti in lei vedeva un Delon più chic?
«Non lo so. Di Delon mi parlava con stima».
Visconti aveva fama di regista collerico.
«L’ho visto arrabbiarsi solo una volta, per un errore della produzione. Ma forse ci aiutò che si fosse innamorato di Helmut Berger, giunto sul set coi Dalì».
Chi ha lavorato con Visconti è come uno che abbia vinto l’Oscar: la sua carriera è più lunga.
«Il mio ultimo film, L’ultimo Pulcinella, l’ho girato con Adriana Asti e Massimo Ranieri».
Con Visconti lei era doppiato. E oggi?
«Sono doppiato sempre, oggi come allora!».
Ma il suo italiano è migliore di quello di tanti attori italiani: almeno non ha l’accento romano!
«Forse è una questione sindacale. In Francia si lascia invece che gli italiani parlino con la loro voce, anche quando - era il caso di Mastroianni - il loro francese è involontariamente umoristico».
L’Italia del cinema andrà alla Mostra di Venezia con la mano tesa: per un’elemosina pubblica.
«Non mi meraviglia. In Francia il clima è analogo. Sopravvive bene solo il cinema per chi ha un’età mentale fra i quindici e i diciotto anni, così può passare in tv».
Lei non sarà alla Mostra, ma è appena stato al Festival teatrale di Orvieto.
«Ho recitato nel Mozart di Sacha Guitry per la regia di Pierluigi Pizzi».
In francese, dunque?
«Sì».


Repliche dove?
«Quali repliche? Lo spettacolo - quattro attori, quattro cantanti, trentacinque musicisti - costa troppo!».
La Francia di Sarkozy ha messo il nipote di Mitterrand al Ministero della Cultura.
«Ha fatto bene. Giornalista, sceneggiatore, regista, esercente di cinéma d’essai, Frédéric Mitterrand conosce il cinema».

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