L’Italia secondo Ford: «Il Paese dell’eleganza»

MilanoA Milano un grande stilista come Tom Ford vince e convince nei panni del regista cinematografico, mentre a Firenze un grande attore come John Malkovich tenta di nuovo la carriera stilistica nonostante il flop della sua prima linea presentata sei anni fa. Il gioco delle parti non si ferma qui visto che da oggi fino a venerdì 15 il popolo della moda sarà sulle rive dell'Arno per la 77ª edizione di Pitti Immagine Uomo salvo tornare nel capoluogo lombardo in tempo per le sfilate di moda maschile programmate dal 16 al 19 gennaio. Paragonabili solo per fascino, stempiatura e nazionalità, i due personaggi sono ugualmente convinti della supremazia italiana sul fronte del gusto e della stretta parentela tra cinema e moda. «Il ruolo del regista come quello dello stilista si basa sulla capacità di progettare: devi avere una visione, saperla comunicare agli altri e poi metterla in pratica nel miglior modo possibile» ha detto il bel Tom ritirando la targa che l'assessore alla cultura Massimiliano Finazzer Flory ha voluto consegnargli in occasione della prima milanese del suo film, Un uomo solo, tratto dall'omonimo romanzo scritto da Christopher Isherwood nel 1964. «Lavorare nel mondo dello spettacolo è una grande fonte d'ispirazione per disegnare abiti - ha detto invece Malkovich - puoi coprire una quantità di periodi storici diversi per stile e modi di vestire oltre ad avere la possibilità di viaggiare tanto e di vedere come si veste la gente in giro per il mondo». L'indimenticabile interprete del perfido Valmont nelle Relazioni pericolose di Stephen Frears ha poi spiegato che i modelli della sua linea battezzata Tecnobohemian e inserita in un progetto di nome Roqk in preparazione per il prossimo marzo, saranno prodotti e confezionati a Prato «perché in Toscana - dice - trovo tutto quel che mi serve: dai tessuti al know how».
Più articolato e interessante il parere del designer che ha trasformato un marchio agonizzante come era Gucci alla fine degli anni Ottanta nell'entusiasmante fenomeno-moda del decennio successivo. «L'Italia - sostiene - è l'unico Paese al mondo in cui tutti capiscono di che cosa parliamo quando si parla di stile uomini e donne hanno innato l'amore per il bello, il senso del colore, un gusto preciso e mai banale nelle proprie scelte. Per questo voglio l'etichetta made in Italy su tutto quello che faccio dagli occhiali alla linea di abiti e accessori su misura per uomo». Inutile quindi chiedergli se intende tornare nel mondo delle sfilate: quel capitolo è chiuso per sempre. Si scopre invece che le sirene della moda hanno tentato d'irretirlo anche sul set: «Mi hanno proposto di fare un film sulla mia vicenda da Gucci - ha rivelato - non penso sia il caso, ci sono storie molto più emozionanti». Inevitabile a questo punto chiedergli quanto ci sia di lui in George, il professore omosessuale magistralmente interpretato da Colin Firth. «Tantissimo - risponde - anch'io come lui a un certo punto della vita non ero più in grado d'immaginare il mio futuro, so bene cosa sia il senso della perdita. Il film parla di questo e non di omosessualità». Con un'ultima fulminante battuta sulla presunta omofobia di Hollywood contrapposta all'omofilia del mondo della moda («non credo che George Clooney sia gay - dice - se dovessi definire me stesso direi tante cose tra cui gay, non sono le mie inclinazioni sessuali a definirmi») Tom Ford tocca un argomento che durante le sfilate uomo tutti pensano e nessuno dice.
Girando la domanda ad alcuni dei protagonisti del salone fiorentino (impossibile citare tutti i nomi visto che si tratta di 749 aziende per 918 marchi espositori) ci siamo sentiti dire che nessuno pensa di vestire gli etero oppure i gay: la latitudine sessuale dei consumatori è l'ultimo problema di chi crea moda. Eppure proprio in questi giorni è uscita una statistica dell'Organizzazione mondiale della sanità che stima in forte crescita l'omosessualità in Italia: oltre il dieci per cento della popolazione adulta maschile sarebbe apertamente gay. Si fa strada così una nuova teoria che vede contrapposti da una parte lo stile classico di marchi come Corneliani ospite d'onore di questo Pitti con una sfilata (la sera del 13) nel bosco ricostruito ad arte nella Stazione Leopolda di Firenze dentro cui sono state trasportate 350 piante ad alto fusto. Dall'altro lato, invece, ci sarebbero i giovani stilisti come Lars Nillson che ricompare con una nuova linea dopo lo sfortunato e fulmineo passaggio da Ferrè. Ma basterebbe pensare alla dicotomia tra moda e cinema per capire che le teorie lasciano il tempo che trovano.

Ugo Tognazzi e soprattutto Michel Serrault nel film Il vizietto vestivano da trans, mentre personaggi dichiaratamente omosessuali come Luchino Visconti oppure lo stesso Tom Ford sono esempi di eleganza senza stravaganza ed eccentricità.

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