L’odissea per arrivare fino in «Via Enzo Tortora»

La storia infinita prima di intitolare una strada al popolare presentatore

L’odissea per arrivare fino in «Via Enzo Tortora»

(...) Insomma, la qualifica, si fa per dire, più consona sarebbe «vittima dell’ingiustizia», e non solo per via di quell’accusa infamante - spaccio di droga, camorra - che lo portò in carcere nel 1983 e seguenti, fino all’assoluzione piena e alla riabilitazione. No, l’ingiustizia nei confronti di Enzo Tortora - liberale e libertario, uomo di profonda cultura, personaggio televisivo a tutto tondo - ci fu anche, e pesante, dopo che il cancro, nel 1988, ebbe ragione del suo fisico minato dall’angoscia. «Innocente? Sarà, ma intanto...». Della serie: «Calunniate, calunniate pure, alla fine qualcosa resterà».
Ecco che allora, quando qualcuno ha osato fare la proposta indecente: «Perché Genova non intitola una via a Enzo Tortora?», si è sentito rispondere picche. La prima volta fu nel 1992, l’anno inglorioso di Tangentopoli. Lo ricorda, fra l’altro, con molti particolari Vittorio Pezzuto, nel suo documentatissimo libro «Applausi e sputi» (Sperling & Kupfer): l’allora assessore pidiessino al decentramento Paola Balbi respinge sbrigativamente in consiglio comunale una petizione popolare favorevole all’intitolazione. «Tortora non è abbastanza conosciuto in campo nazionale» è la sentenza lapidaria del rappresentante della giunta.
Ben più articolata, invece, la motivazione con cui, due anni dopo, il consiglio comunale boccia un’analoga proposta della Lista Pannella che pure fa parte della maggioranza che sostiene il sindaco Adriano Sansa. Insorge il capogruppo Ds Ubaldo Benvenuti: «Parlare di giustizia giusta proprio mentre è in atto un conflitto tra governo e giudici suona come una presa di posizione contro questi ultimi». Intoccabili, par di capire, anche quando sbagliano. Silvia, figlia di Enzo, (successivamente lo farà anche Anna, la sorella), scrive ai giornali, è indignata, ma non perde la compostezza, e forse anche la rassegnazione. Non è finita. Alle dichiarazioni amare della donna replica Michele Casissa, autorevole esponente dei Ds locali, che pure è solitamente immune da toni esasperati. Ma qui rincara la dose: «La richiesta - scrive Casissa - è inopportuna e strumentale, inopportuna perché entra nel merito di fatti giudiziari ed è oggettivamente un attacco giudiziario generalizzato ai giudici, continuativo di quella strategia pannelliana e berlusconiana che li definisce assassini e un’associazione a delinquere. Strumentale perché presentata due giorni dopo il decreto Biondi. Rinviamo tutto a un momento più sereno». Eppure la proposta di titolare, che so?, anche un carruggio di Genova a Enzo va avanti lo stesso. E, questa volta, incontra l’opposizione dura e pura dei residenti nella circoscrizione Centro Est: l’idea è quella di titolare a Tortora un tratto di via Pastrengo, la stessa via dove nel 1928 è nato. Apriti cielo! La gente del posto dichiara senza mezzi termini di voler «difendere il contesto storico che caratterizza le vie adiacenti». Poi, molto più concretamente, la mette sul piano delle palanche: troppo si dovrebbe spendere per cambiare la residenza anagrafica su carte d’identità, patenti, biglietti da visita e tessere della bocciofila. Per ultimi si ribellano i condomini del civico 7 di via Pastrengo, di fronte alla proposta di mettere una semplice targa sul muro del palazzo: «Deturpa l’estetica, non s’ha da fare». Meglio soprassedere. L’alternativa è: «Titolategli un giardinetto».
Ci riprova, come noto, il nostro Giornale, rivolgendosi direttamente al sindaco Marta Vincenzi, appena insediata. Prontissima la risposta all’appello di Massimiliano Lussana: «Sono assolutamente d’accordo - annuncia Marta -. Ma il riconoscimento della città al popolare presentatore di Portobello non dev’essere considerato - specifica ancora - come una sorta di risarcimento per il dramma giudiziario vissuto a seguito della vicenda da cui Tortora venne completamente scagionato. Enzo Tortora merita di essere ricordato per quello che ha fatto, nel corso di una carriera particolarmente importante, e per il suo profondo legame con Genova. Ringrazio il Giornale per aver proposto l’intitolazione, e ribadisco la mia piena disponibilità a sostenerla». Non solo parole - quante volte l’abbiamo accusata, signora sindaco, su queste pagine? -, ma fatti: viene investito del «caso» l’assessore Paolo Veardo e la Commissione toponomastica. Si pensa, in un primo tempo, all’intitolazione dei giardini di via XII Ottobre. Poi l’ipotesi cade. Rispunta l’idea della via.

Arriva la decisione, sotto forma di lettera di Veardo che conferma: «Parere favorevole all’intitolazione del tratto viario ecc. ecc.». Li vediamo già: la cerimonia ufficiale, la folla, il drappo che scivola e lascia scoperta la targa. Il brivido. «Via Enzo Tortora», sì. Ma questa volta, Enzo, non ti hanno mandato via.

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