«L’Olocausto non sarà dimenticato»

La struttura ospiterà anche una biblioteca, una sala conferenze e spazi per laboratori e seminari

Ariela Piattelli

Sarà avvolto simbolicamente dai nomi degli ebrei italiani vittime dell’Olocausto, il Museo della Shoah di Roma che aprirà i battenti nel 2008 a Villa Torlonia, nella zona adiacente a quella che fu la residenza di Benito Mussolini: presentato in occasione del Giorno della Memoria, il progetto che prevede un edificio imponente su quattro livelli (circa tremila metri quadrati di superficie), sarà realizzato dagli architetti Luca Zevi e Giorgio Tamburini. Il percorso inizierà dalla fine, da dove le vittime hanno trovato la morte, come ha spiegato Marcello Pezzetti, lo storico di fama internazionale che è alla direzione scientifica del museo: il visitatore entrerà all’interno, attraverso uno spazio che evoca una camera a gas, poi un padiglione, in cui verrà raccontata la persecuzione degli ebrei italiani inserita in un contesto europeo, lo condurrà in uno spazio dedicato alla deportazione degli ebrei di Roma nel 16 ottobre del ’43. Le testimonianze multimediali dei sopravvissuti offriranno la possibilità ai visitatori di approfondimenti interattivi, mentre un grande plastico che riproduce il campo di sterminio di Birkenau si ergerà verso la fine del percorso. Ma oltre ad essere un museo sarà anche un laboratorio di ricerca per diffondere lo studio e la memoria della Shoah: due livelli comprenderanno infatti una biblioteca-videoteca, una sala conferenze e spazi in cui avranno luogo studi e approfondimenti di studenti e professori.
«Il museo della Shoah nascerà a Villa Torlonia, ed è un luogo che ha una valenza storica particolare - spiega il sindaco Veltroni - sia perché qui vicino si trovava la residenza di Mussolini, sia perché in questo luogo ci sono le antiche catacombe ebraiche. La Shoah ha lasciato un segno profondo nella città di Roma. Ci proponiamo di inaugurare il museo il 16 ottobre del 2008, una data che la comunità ebraica, assieme a tutti i cittadini romani, ricorda come una ricorrenza terribile». Amos Luzzatto, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha sottolineato l’importanza che ha per l’Italia questa iniziativa: «tutti gli italiani sono presenti in questo museo. Noi ebrei siamo presenti con tutte le nostre emozioni che vogliamo trasmettere agli altri».
La Comunità Ebraica di Roma, che ha voluto fortemente la realizzazione del Museo della Shoah, ha partecipato con entusiasmo all’iniziativa: «Molte persone hanno messo il cuore in questo progetto - spiega Riccardo Pacifici, portavoce della comunità ebraica romana -. Sapere che il Museo della Shoah di Roma avrà vita in questo luogo rappresenta certamente una rivincita, per quanto misera sia rispetto a ciò che è accaduto, comunque significativa. Questo museo, oltre a ricordare le persone scomparse, serve a costruire un futuro e lasciare una testimonianza alle nuove generazioni. Molti dei testimoni diretti non ci sono più, dobbiamo cominciare a costruire un museo che possa raccontare la Shoah non solo attraverso i testimoni, ma come fatto storico. Il museo sarà anche un laboratorio di ricerca, dove verranno raccolte le testimonianze dei «giusti», di coloro che hanno rischiato la loro vita per salvare gli ebrei».

I testimoni diretti, i sopravvissuti alla Shoah, vedono in questo museo-laboratorio l’essenziale continuità che deve avere la memoria: «Il Museo della Shoah - spiega Samuele Modiano, sopravvissuto - ci dà la speranza di continuare a trasmettere ai giovani la nostra esperienza, la nostra memoria». E proprio dove finisce il museo, continua «il percorso della memoria». È stata infatti inaugurato ieri, in uno spazio adiacente a Villa Torlonia largo Simon Wiesenthal.

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