Sarà determinante l’esito dell’autopsia di stamattina sul cadavere di Pasqualina «Lina» Labarbuta, la 38enne portinaia, madre di tre figli (di 8, 11 e 13 anni), uccisa con una coltellata al cuore mercoledì intorno alle 13 mentre, approfittando della sua pausa pranzo, se ne stava coricata sopra una panchina al Gallaratese, nei giardinetti all’angolo tra via Borsa e via Alex Visconti, a due passi dal suo posto di lavoro. Quasi accantonata del tutto la pista passionale (la donna non aveva una relazione né ne aveva avute di recente, troncate all’improvviso) l’omicidio resta, per il momento, senza movente.
«Chi ha ucciso, a nostro parere, aveva un fine - spiega Francesco Messina, dirigente della squadra mobile - e il modo in cui è stata inferta quell’unica coltellata fatale potrà spiegare se sia stato un omicidio volontario o magari di un altro tentativo di reato finito male. A questo punto potrebbe trattarsi anche di un aspirante corteggiatore respinto. Ma, allo stato attuale delle indagini, naturalmente non possiamo nemmeno escludere completamente la possibilità di un folle totale, un uomo che non aveva un movente. Il grido della donna? Semplicemente la reazione alla coltellata».
I testimoni, la madre e l’ex compagno della donna, infatti, non avrebbero fornito elementi per accreditare la pista di un assassinio passionale che era circolata con insistenza nelle ore successive al delitto e che invece adesso non viene confermata dalla polizia. Non solo, infatti, Pasqualina Labarbuta non aveva relazioni in corso o finite da poco ma, prima di essere uccisa, non ha litigato con il suo assassino, non ci ha nemmeno parlato. Fatto questo che smentisce, anche se non del tutto, il fatto che i due si conoscessero.
Esclusa anche l’ipotesi della rapina dato che la borsa della donna è stata trovata di fianco al corpo, sul giallo dell’assassinio della donna comincia ad allungarsi (anche secondo il parere del pm Frank Di Maio) quindi, l’ombra di un pazzo, di un folle. Che, come tale, potrebbe colpire ancora. Quel che è certo, infatti, per il momento, è che a uccidere questa donna, alta, magra, con i lunghi capelli biondi legati in una coda di cavallo e che lascia i tre figli avuti con il suo ex compagno (con il quale ha convissuto a Brescia dove tuttora lui abita) è stato un uomo che - in pieno giorno, in un luogo pubblico, sotto il sole delle 13 e senza alcuna paura di essere visto dai passanti (tutti particolari che avvalorano la tesi della follia) - le ha sferrato un’unica coltellata al cuore.
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