La cinquantaduesima versione sullattentato al Papa compiuto il 13 maggio 1981 viene scodellata da Alì Agca nel corso di unintervista alla Tv pubblica turca TRT. Lex terrorista dei Lupi Grigi, in abito scuro e ben rasato, con il consueto sguardo esaltato, abituato a mescolare oscuri segnali e ricatti, spizzichi di verità e abbondanti menzogne, ancora una volta «spara» molto in alto, e questa volta attribuisce addirittura lideazione e la paternità dellattentato contro Karol Wojtyla nientemeno che al cardinale Agostino Casaroli, allora Segretario di Stato, cioè il numero due del Vaticano. Lillustre porporato piacentino, diplomatico di lungo corso, protagonista dellOstpolitik, nonché principale collaboratore del Pontefice polacco dal 1979 al 1990, ovviamente non può difendersi né replicare, essendo passato a miglior vita nel giugno di dodici anni fa. Se fosse stato vivo, avrebbe reagito con un sorriso, lui che venne scelto personalmente da Giovanni Paolo II e che visse a suo fianco gli anni più difficili, dalla crisi di Solidarnosc fino alla caduta del Muro di Berlino.
Agca, 52 anni, che in passato arrivò a definirsi «Gesù Cristo» lo ha dunque accusato di aver «organizzato e pianificato» lattacco al Pontefice: «Cera sicuramente il governo del Vaticano dietro al tentativo di uccidere il Papa, lo aveva deciso il cardinale Agostino Casaroli, numero due del Vaticano». In contatto con lattentatore sarebbe stato un non meglio precisato «padre Michele», con il quale si sarebbe recato in piazza San Pietro per mettere a punto la realizzazione del complotto. Ha quindi negato che nellattentato fossero implicati i servizi segreti degli Usa, dellUrss o di altri Paesi, smentendo ancora una volta se stesso, e ha pure affermato che la pista sovietica bulgara da lui stesso avvalorata con riferimenti e circostanze davanti ai magistrati italiani «fu creata ad arte» per mettere in difficoltà Mosca.
Ma attenzione, Casaroli, da fedele servitore del successore di Pietro, non avrebbe ideato tutto con lintento di eliminare il Papa, avrebbe voluto soltanto ferirlo, per poi far ricadere la colpa sui sovietici: «Ho ricevuto 50mila dollari per compiere lattentato», ha spiegato Agca, «non dovevo uccidere il Papa ma solamente ferirlo per far avverare una delle profezie di Fatima. Padre Michele mi aveva garantito che dopo due anni di prigione sarei stato scarcerato. Dopo lattentato, lostilità contro lUnione Sovietica è aumentata e tutto si è svolto come loro gli ideatori dellattentato desideravano». Agca ha anche detto che durante lincontro a Rebibbia nel 1983, Wojtyla non gli chiese chi fosse il mandante dellattentato, perché «sapeva già che era Casaroli». Resta da spiegare perché, sapendolo, abbia continuato a tenerlo a suo fianco come principale collaboratore per ben nove anni.
«Alì Agca ci ha ormai abituato alla sua totale inattendibilità, ha cambiato versione più di cinquanta volte spiega al Giornale il giudice Rosario Priore, titolare dellultima inchiesta sullattentato al Papa e non è da prendere sul serio. Lattentatore ci ha sempre parlato di una pista che portava ora allUnione Sovietica, ora agli Stati Uniti, oscillando dal Kgb alla Cia. Ha poi insistito sul Kgb, dando consistenza alla pista bulgara. Ma quellipotesi non ha trovato prove che permettessero il dibattimento». Priore ricorda che lultima boutade contro Casaroli è nuova per Agca ma non per altri personaggi coinvolti in questa vicenda oscura e senza fine. Venne infatti sostenuta da un altro Lupo Grigio presente quel giorno in piazza San Pietro, Oral Celik, che lha anche messa nero su bianco in un libro, Sir Sirri (Il peccato dei peccati). Il giudice Priore ha indagato a lungo e a fondo sulla possibile pista «interna» che ipotizzava lesistenza di basisti vaticani nellorganizzazione dellattentato. «Ma questi sospetti non hanno mai trovato un sostegno e un fondamento, e dunque esclusi questa pista nel provvedimento finale», confida Priore.
Un sostenitore da molti anni della tesi dellattentato per ferire ma non per uccidere il Pontefice, è il criminologo Francesco Bruno, il quale ha però sempre attribuito la genesi del complotto in un Paese dellEst: «Agca continua a interpretare il ruolo dellesaltato. Lipotesi del ferimento mi ha sempre convinto, ma è condita dalle solite bugie, come quella di indicare il mandante nel Segretario di Stato».
Dietro lennesima «sparata» di Alì Agca, «semplicemente ridicola e grottesca», come lha definita ieri uno stretto collaboratore di Casaroli, potrebbe esserci la prossima pubblicazione delle memorie dellattentatore turco.
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