È cominciata con il bacetto, stretti stretti, davanti alla casa degli orrori: lei smarrita e chiaramente bisognosa di calore umano, lui rassicurante con lo sciarpone giallo e gli occhiali dello studioso, tono calmo e protettivo, tranquilla amore mio, tranquilla, ci sono qua io. Quellimmagine circola ancora oggi nei servizi televisivi degli ultrà innocentisti, sui giornali, sui siti Internet, a dimostrazione di quanto fossero innamorati e teneri i due ragazzi, ma come diavolo si può anche solo pensare che questa coppia Peynet sia capace di tanta efferatezza. Lhanno tenuta in caldo, attualissima, quella foto: come fosse sempre odierna. Ma è semplicemente un effetto ottico. Un espediente emotivo. Nella realtà, è solo la povera immagine di unaltra vita, ormai chiusa e sepolta sotto un lungo tempo di caos e di tragedia.
Quando li abbiamo conosciuti, a poche ore dal delitto, la letteratura di genere li definiva ancora fidanzatini. Sì, al giorno doggi, come se lera di Grand Hotel e dei fotoromanzi non fosse già paleolitica, qualcuno ancora li chiamava fidanzatini. Lei carina, lui pure, studenti innamorati in una città darte. Ma che bella coppia, ma che bella atmosfera. Poi però cominciano le indagini e cominciano ad emergere i risvolti quotidiani di questa invidiabile arcadia universitaria: fumi e pub, bevute e nottate, camere in affitto e disordini sessuali. Sulla bella coppia calano i sospetti, nel giro di un amen si prendono unaltra etichetta che ci è molto cara: sono gli amanti diabolici.
Splendori e miserie di Amanda e Raffaele. Nel derby volgare e scamiciato che divide subito la platea guardona - li vedono cinici e spietati, li vedono santarellini e vittime -, in questo osceno spettacolo che dà corda a tutti senza concedere un minimo di considerazione alla povera ragazza sgozzata nel fiore degli anni, in questo scannatoio di livello mondiale cè un dettaglio che si perde subito per strada e finisce nella carta straccia: lamore. Chi ha più parlato dellamore di Amanda e Raffaele? Dopo i primi interrogatori e le prime notti in carcere, la coppia cammeo è già in cocci. Sono lontanissimi e divisi. Strada facendo si ritrovano anche a muso duro, maledetto il momento in cui ti ho incontrato. Amanda per la sua strada, Raffaele per la sua strada, individualmente impegnati a difendere i propri interessi, a salvare il proprio domani. Qualcosa ci giocano anche gli avvocati, con le loro sofisticate tattiche difensive, ma se è così bisogna dire che i due ragazzi non oppongono la minima resistenza, si adeguano docilmente, recitano a soggetto.
Solo ultimamente, chissà se anche stavolta su illuminante consiglio degli avvocati, i due si presentano in pubblico timidamente riavvicinati, vagamente riconciliati. I cronisti non perdono uno solo dei sorrisi, degli sguardi, dei saluti, persino dei sospiri tra i due. Non è più la foto simbolo della storia, lei tremebonda e choccata, lui con lo sciarpone giallo che la stringe e la rassicura davanti al mattatoio di Meredith, ma sembra quasi di rivederli teneri e vicini, come unipotesi di nuovo inizio. Forte la tentazione di chiamarli di nuovo fidanzatini: magari, chissà, con il tempo. Ma è solo il mondo cartonato e superficiale attendato attorno al loro dramma che può vederli di nuovo così. In realtà, è bastato il primo soffio di sventura per spazzare via con effetti da bufera lamore carino di Amanda e Raffaele. Troppo giovani, o forse semplicemente troppo diversi, troppo lontani, perchè il loro legame tenesse nella buona e nella cattiva sorte. Certo, se lamore eterno e indissolubile, forgiato e reso invincibile nella tragedia, è quello di Rosa e Olindo, non si sa bene cosa scegliere...
Ci sono storie che comunque finiscano non possono avere lieto fine. Così tra Amanda e Raffaele. Lamore è ormai lontanissimo da Perugia. In fondo, se nè andato la notte stessa del delitto, cacciato brutalmente tra i lampeggianti della polizia.
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